Archivio mensile:agosto 2014

Se ti viene mostrata una cosa bella, perchè non guardarla?

Piccola premessa: stamattina alle 9 vado sul mio blog di WordPress e dò una rapida occhiata agli articoli più letti. Leggo questo con un certo interesse e con qualche riflessione personale, quindi vado a fare quello che faccio ogni mattina, ovvero andare a consegnare curriculum. Perchè cito l’intervento di quel blog? Sia perchè è interessante, sia perchè… ha avuto incredibilmente riscontro in quello che mi è successo un’oretta e mezza dopo. Ve la racconto, poi magari mi direte cosa ne pensate.

Ero in un grande negozio di Leroy Merlin, e mi ero avvicinato al posto di accettazione per consegnare il mio curriculum. C’è un pò di fila, quindi paziento in attesa di consegnare i fogli con i miei dati. Me li rileggo distrattamente, quindi sollevo lo sguardo e mi guardo intorno. Ed il mio sguardo si posa quasi immediatamente su un punto in particolare.

A circa 3-4 mentri da dove mi trovo io, vedo una ragazza/giovane donna (vi giuro, da dietro non riuscivo a darle un’età. Diciamo tra i 15 ed i 18-19 anni) chinata davanti circa a 90° mentre stava guardando qualcosa all’altezza delle ginocchia. E mostrava il suo pantaloncino jeans, cortissimo (tanto che all’inizio pensavo fosse una mini gonna, ed oltretutto riuscivo a vedere la parte finale del fondoschiena) e soprattutto attillato (tipo seconda pelle). In pratica, un centimetro meno ed era come se fosse a sedere scoperto. Il mio sguardo casca per un paio di secondi lì sopra. Era un delizioso fondoschiena, e lo stavo guardando tra il distratto e l’incuriosito. Non la stavo fissando. Sono un tipo incredibilmente “marmoreo” come espressioni (di solito sono gli occhi che palesano i miei sentimenti). Non stavo sbavando, non mi stavo mettendo le mani nei pantaloni. Non avevo pensieri “violenti”, la stavo guardando come guardo un quadro: ne apprezzavo con molta discrezione l’oggettiva (almeno ai miei occhi) bellezza.

Bene, non avevo notato un’altra persona che le era accanto, che credo fosse la madre. Erano passati un paio di secondi, non di più, e vedo la signora che mi guarda in malo modo e mi dice: “Che glie stai a guardà er culo?” (si, la signora aveva davvero uno spiccato accento romano ^^”). IO, colto vagamente alla sprovvista, rispondo con un istintivo ed ingenuo “Beh… si…” al che lei quasi mi urla addosso che sono un maniaco e che mi dovrei vergognare, prende per un braccio la ragazzina/giovane donna e se la trascina via di peso.

La cosa è finita lì, in realtà. Comunque, ha dato via alla seguente riflessione, mentre tornavo a casa: di cosa mi dovrei vergognare di preciso? Del fatto che io, uomo, ho visto un bel fondoschiena in esplicita (volontaria o meno) esposizione e ho tributato un silenzioso e discreto omaggio alla sua bellezza? E poi perchè la madre se la prende con me, se è sua figlia a vestirsi in quel modo (e ha tutti i diritti di farlo, se le piace)? L’avrei capita se poi mi fossi avvicinato alla ragazza e avessi cominciato a fare apprezzamenti, oppure se fossi stato molesto, ma non è successo niente del genere.

Perchè dovrei vergognarmi… di essere un uomo normale?

Alla prossima.

Aspettative

Oggi sono di umore “grigio scuro” (non è nero, ma il colore è simile). Non sono nemmeno arrabbiato. Sono… pericolosamente simil filosofico.

Mentre giravo per negozi e centri commerciali cercando di consegnare curriculum (ne ho stampati 20, sono riuscito a consegnarne 1…) ho letto su una maglietta blu indossata da un ragazzo con cappellino sbieco e look da rapper americano la seguente scritta:

“Non esistono sogni troppo grandi”

Mi sono fermato di colpo, quasi in mezzo alla strada, colto da una specie di rivelazione.

Caro Babbo Natale, ti scrivo adesso per darti il tempo di farmi il regalo che voglio. È un regalo insolito, che forse dovrei chiedere al Grinch, ma credo che tu sia la persona adatta. Non mi devi portare nulla. Stavolta devi venire a prendermi qualcosa.

Caro Babbo Natale, vorrei TANTO che venissi a prendere tutto il mio cinismo.

Non riesco più a credere in un mondo migliore, non riesco più a pensare che le cose miglioreranno. Ed il mio cinismo è così forte che non riesco più a smentirlo.

Continuo a mandare curriculum, sia a mano che online, con immutato vigore. Ma ho capito pienamente perché non mi fermo nonostante non ottenga nulla. Non sto pazientando convinto che le mie capacità un giorno verranno riconosciute. Non mi sto rialzando ogni volta che cado perché seguo il motto “Cadere. Cadere e rialzarsi. Sempre.”

Oggi… e spero sia solo oggi… mi rialzo dopo ogni caduta perché non vedo l’ora di sapere quale sarà il colpo del K.O. Lo aspetto con insana impazienza.

Chissà quanto farà male…

L’ultima battaglia – Cap.4: assedio all’Hilton

(N.d.S.: ho ancora dei terribili dubbi su come chiamare la città dove si svolgeranno le vicende. Vorrei una città inventata ma eventualmente realistica se esistente nel mondo reale. Un pò come la Gotham City di Batman. Quindi, finchè non trovo il nome adatto, metterò il nome tra punti interrogativi. E se avete eventuali suggerimenti, saranno ben accetti ^^)

A un mese dall’uscita del film, l’hotel Hilton al centro di (???? City) era gremito di persone. Era infatti attesa la conferenza stampa ad un mese dall’uscita del campione d’incassi “L’arrivo degli eroi”, e da lì ad un’ora sarebbero arrivati il regista e alcuni attori che avevano recitato nel film. L’ingresso dell’hotel era sorvegliato da 3 enormi addetti alla sicurezza, che con i loro completi scuri e gli occhiali da sole sembravano essere ancora più massicci e minacciosi di quello che già erano in realtà, e tenevano a malapena sotto controllo l’enorme e rumorosa presenza di fan di ogni tipo, uomini e donne, che aspettavano trepidanti l’arrivo degli attori. Erano così numerosi che quasi buttavano involontariamente giù le transenne che li separavano dal tappeto rosso posto all’ingresso. Oltre ai fan, si potevano vedere anche numerosi poliziotti, che si guardavano intorno e comunicavano tra di loro continuamente utilizzando dei walkie-talkie. Gli stessi poliziotti disponevano anche di un elicottero, che monitorava la zona dall’alto. Insomma, per una persona esterna ed inconsapevole della situazione (era difficile l’esistenza di una persona simile, almeno a giudicare dal successo mondiale ottenuto dal film) tutto ciò sarebbe potuto passare come la scorta dovuta all’arrivo di un alto capo di Stato. Ma considerando che gli attori più famosi molto spesso nella mente delle persone acquistano un’importanza maggiore della realtà, diventando una specie di eroi … beh, questa cosa non sorprende per niente.

Naturalmente entrare nell’albergo era un’impresa impossibile. Solo 3 categorie di persone, esclusi gli attori, potevano fare il loro ingresso nel prestigioso hotel. I primi erano i poliziotti: infatti applicavano una sorta di rotazione tra quelli nell’albergo e quelli fuori per avere un controllo sempre attivo della situazione generale. I secondi erano i giornalisti, ma non tutti: solo quelli accreditati dai migliori giornali e presenti nella lista che era stata data ai 3 addetti all’ingresso. Gli ultimi erano quelli che soggiornavano all’interno dell’albergo, ma era facile distinguerli dalla massa: in un albergo così prestigioso non poteva esserci che la creme de la creme. Ricchi industriali, nobili altolocati. Insomma, persone che si distinguevano immediatamente dalla gente comune … e ai quali era stata comunque dato un tesserino speciale di riconoscimento. Perché ci fu più di una persona che, con un vestito elegante e fare da persona ricercata, aveva cercato di entrare. Ma senza tesserino, furono solo duramente respinti … e nei casi più gravi, persino arrestati. Neanche una mosca poteva entrare senza essere individuata all’istante.

Entrare per Johnny non fu un problema. Gli bastò aspettare all’esterno, confuso tra la folla, ed attendere l’arrivo di uno degli ospiti dell’albergo. La contessa Von Putersmith non tardò a presentarsi di fronte ai 3 addetti all’ingresso. Nonostante fosse una cliente affezionata, e soprattutto a causa del suo orribile e pacchiano gusto nel vestire che l’avrebbe fatta notare in mezzo ad una folla di persone, per farla entrare le chiesero il pass. La nobildonna naturalmente fece un’espressione sdegnata, quasi tragica, parlando di mancanza di fiducia e di rispetto verso il buon nome della sua casata … ma dopo una sceneggiata di qualche minuto, si girò verso il maggiordomo che lo seguiva e chiese a lui di darle “immediatamente” il tesserino. Tutto il tempo che si perse permise a Johnny di spostarsi dalla folla, dare un’ultima controllata alla busta che portava con sé, quindi scomparve nell’aria. Quando alla contessa finalmente fu concesso di passare, anche all’uomo invisibile fu concessa la stessa cosa.

Una volta all’interno dell’albergo, Johnny si disinteressò completamente della nobildonna, che in quel momento sembrava prendersela con il suo povero maggiordomo per tutto il tempo che avevano perso all’entrata, e si guardò intorno alla ricerca di un bagno. Lo trovò poco dopo, e sempre invisibile entrò in uno dei gabinetti e si chiuse all’interno. Solo in quel momento tornò visibile, rivelando anche i suoi vestiti: una maglietta verde scuro, dei pantaloni grigi e delle scarpe da ginnastica bianche. Sicuramente con quell’abbigliamento non l’avrebbero nemmeno fatto avvicinare al tappeto rosso. Il bagno era grande e molto spazioso, quindi fu comodo per lui, nonostante un insolito fiatone, spogliarsi di ogni abito fino a rimanere in mutande. Velocemente aprì la sua busta, da dove tirò fuori un abito da sera completamente nero, impeccabile e perfettamente stirato, sulla falsariga di quelli indossati da James Bond, e un paio di scarpe nere perfettamente lucidate.

Mi spieghi perché non abbiamo usato il mio piano? Non ci voleva nulla a farti passare per una bodyguard. Il mio programmino preferito, due minuti di tempo e saresti entrato senza problemi e senza…” la vocetta nell’orecchio destro dell’uomo sembrava vagamente irritata.

“Dovevo fare un esperimento.” Taglio corto l’uomo, mentre cercava ancora di rallentare il suo respiro.

… e come è andato?” domandò la vocetta abbastanza preoccupata.

Johnny non rispose subito, lasciando passare qualche minuto di silenzio, meditabondo ed immobile, come se ci stesse pensando in quel preciso momento. “Meglio di quanto credessi. Peggio di quanto sperassi. E ora stai zitta, devo vestirmi.”

Ricordati di indossare quelle lenti a contatto che ti ho dato” la stessa vocetta sentì una sorta di ringhio sommesso in risposta “Ok, ok, dopo questa sto zitta

Dopo aver indossato il tutto, con estrema calma, ripose gli altri vestiti nella busta senza nemmeno piegarli e li lasciò lì dentro. Uscito dal gabinetto, si avvicinò ad un specchio e prese dalla tasca sinistra dell’abito una scatolina metallica, dalla quale prese le due citate lenti a contatto. Se le mise sugli occhi, con molta calma, e nei secondi successivi chiuse gli occhi più volte, come per adattare le lenti alla sua cornea. Finita la preparazione, commentò con aria quasi scettica. “Speriamo vada bene … “ per poi uscire dal bagno e tornare all’ingresso.

Con quegli abiti addosso, non fu nemmeno necessario ricorrere ai suoi poteri: infatti si confondeva perfettamente con gli altri ospiti, e non fu sospetto quando fece un giretto esplorativo e qualche domanda alla reception. Gli fu infatti indicato la sala congressi nella quale ci sarebbe stata la conferenza stampa, l’orario di arrivo di tutti gli attori e gli fu anche detto che comunque la sala si sarebbe aperta solo all’orario prestabilito. Non gli restava che attendere. Si diresse comunque all’ingresso della sala congressi, anche perché era stato allestito proprio lì una specie di rinfresco. E altre persone giravano lì intorno, prendendo qualche tramezzino e chiacchierando del più e del meno. Si guardò l’orologio al polso sinistro … mancava più di mezz’ora all’arrivo degli attori. Aveva decisamente tempo da perdere.

Capo, adesso ho anche il contatto visivo. Le lenti funzionano bene, vedo quello che vedi tu.” Annunciò la solita vocetta, per poi perdere immediatamente dopo tutta la sua professionalità “ A proposito… lo sai che l’hotel dove ti trovi è stato costruito esattamente 30 anni prima? E’ un gioiellino di architettura! Lo puoi notare dai fregi dorati che puoi vedere sollevando leggermente la testa e guardando alla tua sinistra…” la spiegazione continuò ancora per qualche minuto, ma Johnny si era già virtualmente sconnesso dalle sue chiacchiere, che rimanevano come sottofondo. Il suo sguardo indagatore si posò prima sulle eventuali vie di fuga (ne contò 3, anche se due di loro sembravano abbastanza rischiose) poi sul servizio di sicurezza interno, che monitorava la sala in continuazione. IL servizio di video sorveglianza era all’altezza del posto: 5 telecamere visibili e 2 ben nascoste solo in questa sala. Infine arrivò a guardare la porta d’ingresso dell’albergo, in attesa di vedere entrare gli attori e di cominciare finalmente la conferenza stampa. Doveva assolutamente informare Elisabeth di quello che era successo … e solo dopo la conferenza ne avrebbe avuto la possibilità. Questo ed altri pensieri furono bruscamente interrotti da una voce femminile che cercava con insistenza la sua attenzione. L’uomo si riprese, scuotendo leggermente il capo, e si girò verso la fonte del suono. Proprio accanto a lui era stazionata la contessa Von Putersmith, che lo osservava ansiosa di una sua risposta… che non sembrava arrivare nell’immediato, visto che il suo interlocutore sembrava quasi bloccato.

Capo! Ricordati le prove che abbiamo fatto. Cerca di sorridere e sii gentile

“Perdonatemi, milady …” un lieve inchino da parte di Johnny, seguito da un leggero sorriso amichevole, seppur forzato “ero sovrappensiero … dicevate?”

La donna lo osservò quasi fosse stata offesa mortalmente, ma alle scuse dell’uomo subito si tranquillizzò e sfoderò un enorme sorriso “Oh, non preoccupatevi …” disse con fare magnanimo, quasi avesse concesso al suo interlocutore il suo inestimabile perdono “C’è un certo caos quest’oggi e le persone che hanno una voce lieve e delicata come la mia fanno fatica a farsi sentire. “ annuì lenta ma convinta “Sono la contessa Enrica Von Putersmith” annunciò allungando con fare regale il dorso della mano destra verso il suo interlocutore.

Johnny all’inizio la osservò senza la minima espressione. Come faceva sempre di fronte ad una persona nuova, spendeva qualche secondo a scrutarla, ad analizzarla attentamente. Arrogante, altezzosa … e capì in qualche modo che non era un modo di essere “artificiale”, cioè usato solo con gli sconosciuti. Sembrava davvero comportarsi sempre così, come una sorta di automatismo dovuto al continuo “essere sé stessa”. Velocemente pensò ad un modo per defilarsi, ma capì che se lo avesse fatto sarebbe stato sospetto.

…questa vuole un baciamano??? Ok, capo. Prendile delicatamente la punta delle dita ed avvicina le tue labbra al dorso della sua mano, senza però toccarlo. Cerca di essere delicato, e magari nel mentre prova a farle un complimento. Alle donne piace, sai?

A malincuore, sfoderò il suo sorriso più falso e fece un perfetto baciamano. “E’ un onore fare la sua conoscenza. Pochissime volte mi è capitato di parlare con una donna tanto splendida” Beh, visto che c’era … almeno avrebbe fatto le cose sul serio

La nobildonna quasi arrossì alle parole e al baciamano. “Di gentiluomini come voi se ne vedono fin pochi, signor …?” domandò osservandolo con estrema curiosità.

Tranquillo, dammi qualche secondo… Martami. Petroliere, persona molto ricca e noto misantropo. Spacciati per il figlio

“Sono Dreyfus Martami, signora. (“DREYFUS??” e la vocetta non riuscì a trattenere una sonora risata) Lavoro in ambito di estrazioni petrolifere”.

“Ohhhh!!” esclamò con esagerata sorpresa la donna, per poi sorridere ancora più di prima e chinarsi leggermente in avanti, a mostrare la sua scollatura “E’ davvero un piacere conoscerla, signor Martami … posso chiamarla Dreyfus, vero?” si prese subito questa confidenza, e senza neanche lasciare il tempo all’uomo di rispondere, continuò “Dalle foto risulta essere molto più anziano …”

“Di solito è mio padre che si fa fotografare.” Rispose prontamente “Abbiamo concordato insieme che io mantenga un basso profilo, che impari tutto quello che c’è da imparare e che attenda il mio momento … signora Von Putersmith.” Il nome della donna lo aveva pronunciato con leggera enfasi, quasi volesse sottolinearlo.

“Fa benissimo, Dreyfus …” evidentemente la signora non aveva colto il sottinteso. “Cosa ci fa qui? Lavoro? Piacere?” più parlava, più si avvicinava al suo interlocutore “Se vuole, se si sente solo …” civettando sempre di più “… posso farle compagnia.”

“Ehmm …” non rispose subito, anche perché cercava la risposta giusta “… in teoria dovrei trattare con un fornitore straniero alcune questioni riguardo alla vendita … ma sono un grande appassionato di cinema, e sapendo che qui si sarebbe tenuta la conferenza stampa del film “L’arrivo degli eroi”, ed essendo io un fan dell’attrice Elizabeth Peach … speravo in un autografo… (“Punta in alto, sei ricco sfondato”) o magari accettasse un mio invito a cena …” (“Ottimo, i soldi ti rendono diverso da un comune mortale” seguito dall’ennesima risatina)

Capì di avere detto qualcosa di sbagliato non appena si accorse del fatto che più parlava, più l’espressione della contessa diventava furiosa. Si interruppe di colpo, e forse evitò che la testa della donna esplodesse. Era diventata completamente rossa. Ma la nobildonna sembrò mantenere un tono calmo … ma lo era solo il tono. “Secondo me lei, signor Dreyfus … mi scusi, ma devo dirglielo … si è fatto un’idea sbagliata su quella donna.” Annuì stizzita e facendo un piccolo passo indietro “Le attrici di solito si danno un’aria di importanza che non dovrebbero avere. Tutti sono capaci di recitare, che cosa sciocca. Si prendono attenzioni che non meritano minimamente.” Quindi si avvicinò di più a Johnny, e abbassando il tono di voce aggiunse “In più … quella donna è sicuramente una poco di buono. Non è così bella come sembra e sicuramente deve tutto al suo truccatore. Per non parlare del fatto che è improbabile che una donna così sciatta abbia avuto un successo così rapido.” Il tono sembrò diventare quasi maligno “Chissà con quante persone è andata a letto …” finì ridacchiando.

La donna non potè scorgere gli effetti delle sue parole sul suo interlocutore, forse perché intenta nella sua opera di demistificazione (o semplicemente invidia femminile). Non si accorse dell’improvvisa serietà, non si accorse del socchiudersi degli occhi dell’uomo né dell’irrigidimento della sua mascella. Johnny fu leggermente distratto in quel momento dal rumore di grida entusiaste provenienti dall’esterno, e capì che gli attori erano arrivati. Finalmente poteva interrompere questa conversazione. Felice di questo, si voltò di nuovo verso la donna, che stava ancora parlando di “quella poco di buono” della sua amica e con fare apparentemente calmo e rilassato disse “Adesso basta.” La nobildonna si fermò di colpo, con gli occhi sbarrati. Stava per dire qualcosa, ma non ne ebbe il tempo “ E’ da quando abbiamo iniziato la conversazione che c’è un uomo che vi sta guardando dall’altra parte della sala. Sembra piuttosto arrabbiato. Se pensate di cominciare a civettare, fatelo quando non c’è vostro marito. Buona serata.” E detto questo, si voltò verso l’ingresso, giudicando la conversazione ormai inutile. “E tu intanto comincia ad inserirti nel circuito delle telecamere” fu il suo ultimo sussurro. (“Subito, capo!”)

La signora non ebbe neanche il tempo di rispondere, perché subito si girò dietro di sé e vide effettivamente il marito che la osservava. La nobildonna sorrise per rassicurare il suo consorte, o almeno cercò di farlo e di sembrare convincente, quindi dopo averlo salutato con un “delicato” cenno della mano si girò di nuovo ad affrontare il “villano”. Ma non c’era più, evidentemente aveva approfittato del marito per scappare. Ma la donna non ci rimase male, anzi … questo non fece altro che far aumentare la propria autostima. Non aveva avuto coraggio il “fellone” ad affrontare la sua giusta ira. Con questi pensieri, la donna si allontanò soddisfatta. Anche perché gli attori stavano in questo momento entrando nell’albergo inondati dalle luci dei flash fotografici e la sala congressi era stata aperta per permettere ad attori e giornalisti di entrare e di prepararsi alla conferenza stampa.

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La canzone “perfetta” per l’occasione

(Ho problemi di connessione, per mia fortuna posso usare quella sul cellulare. Anche se ammetto che è un pò scomodo…)

Immaginate questa scena: le 5 del pomeriggio di un 10 Agosto davvero torrido, la Salerno – Reggio Calabria, bloccato da dei lavori di miglioria stradale (che in Calabria sospetto ormai siano eterni…), una lunga fila di macchine ferme sia davanti che alle mie spalle. Ah, per poco dimenticavo: l’aria condizionata non funziona e anche aprire i finestrini non porta nessun sollievo. Un caldo asfissiante.

…e la radio non funziona. O meglio,  il segnale è così debole che non prende quasi nessuna stazione radio. E proprio mentre riflettevo sulla possibilità di mettere definitivamente fine alle mie sofferenze, la radio in quel preciso istante sembra leggermi nel pensiero e mi fa sentire il ritornello di una canzone a me sconosciuta ma che capita in quel momento con una tempistica allarmante.

“Voglia di morire… […]”

Più tardi ho scoperto che si tratta di una canzone del 1977 del gruppo musicale “I Panda”, e per la precisione della loro hit di maggior successo. Poi, riascoltandola successivamente non appena arrivato a destinazione, ho scoperto essere una sorta di ballata romantica (anche se a me non piace troppo ^^”).

… però sull’autostrada,  mi era quasi parso un segnale del destino XD Già uma volta la radio mi ha fatto conoscere il lato “rock/metal” della Madonna (l’ho scritto in un vecchio “momento indimenticabile”), adesso mi legge anche il pensiero???

Alla prossima!