Archivio mensile:luglio 2014

L’ultima battaglia – Cap.3: annaspare

Una casa. Scarna, quasi spoglia e disabitata. Le finestre con le serrande completamente abbassate. Polvere su tutti i pochi mobili presenti, un televisore acceso su un telegiornale e un giornalista che presenta e commenta le notizie del giorno. Un vecchio cane, seduto ai piedi di una poltrona vuota, che sembra dormire. Le parole del giornalista, nonostante il volume del televisore sia basso, risuonano nitide nel silenzio. Da una delle due porte della stanza, un rumore metallico di serratura che scatta e subito il cane apre gli occhi, sollevando debolmente la testa in direzione della fonte del suono. Un uomo, completamente avvolto dalla penombra, entra nella stanza e chiude lentamente la porta alle sue spalle. Il cane lo accoglie abbagliando festosamente.

“Buono Wolfy, buono…” sono le prime parole, stanche ed affaticate, del nuovo arrivato nella stanza. Con andatura lenta si dirige verso la poltrona, stringendo qualcosa in entrambe le mani. “Ora della pappa, amico mio. Buon appetito” dice allungando verso il cane una ciotola contenente del cibo. Incontrando la luce, viene rivelata una mano piuttosto pallida e raggrinzita , coperta da alcune macchie scure quasi come quella delle persone anziane. Una mano che dà una forte impressione di fragilità. Il cane scodinzola felice, leccando la stessa mano un paio di volte. Il padrone sembra quasi gradire la cosa, almeno a giudicare dalla risatina trattenuta, e subito dopo si accomoda sulla poltrona mentre il cane comincia a mangiare.

Viene finalmente illuminato dalla pochissima luce che supera la finestre, rivelando finalmente l’identità dell’uomo. La fotografia fatta alla mano rispecchia anche il suo viso: bianco, quasi ceruleo, pieno di rughe e con alcune macchie presenti all’altezza della guancia destra e del mento. Profonde occhiaie sotto i suoi occhi celesti stanchi ed affaticati. Indossa un’anonima tuta blu, molto più larga della sua taglia e sporca all’altezza dell’inguine, come se si fosse bagnato o versato qualcosa addosso. Guarda la televisione, ma sembra non prestarci la minima attenzione. Nella mano stringe una bottiglietta d’acqua, che apre quasi con un certo sforzo. Beve a piccolissimi sorsi, mentre guarda le immagini dello schermo davanti a sé quasi con aria ipnotizzata. In quel momento trasmettono le immagini di una guerra in un paese asiatico, e i cameraman sembrano essersi soffermati soprattutto sulle immagini delle vittime, in alcuni casi corpi dilaniati dalle esplosioni. Il vecchio sembra quasi ancora più triste, mentre con la mano libera accarezza la testa del suo fedele compagno a quattro zampe. “Ai miei tempi … certe cose non sarebbero successe.” Parla in tono piuttosto lamentoso, e si guarda attorno alla ricerca del telecomando. Non riuscendolo a vedere, allunga prima una mano verso il mobiletto alla sua destra, e aprendo un cassetto prende dal suo interno un paio di occhiali da vista. Richiuso, riprende la sua ricerca e trova il telecomando proprio vicino alla ciotola del suo cane. Dopo averlo raccolto, osserva con attenzione i tasti dei canali quasi non i ricordasse più la loro disposizione, trova il pulsante giusto e fa per usarlo … ma una nuova notizia lo fa fermare.

“Ed ora passiamo alle notizie dello spettacolo.” Il giornalista sullo schermo legge alcuni fogli che stringe tra le mani e torna a guardare la telecamera. “Esce oggi, contemporaneamente in tutte le sale del mondo, l’attesissimo film di Willy Stenfield,”L’arrivo degli eroi”, ispirato alle note vicende della lega di supereroi denominata Lega del bene, a partire dalla nascita di questo supergruppo fino all’ultima battaglia di cui sono stati protagonisti. Facciamo partire le immagini.” Il giornalista si gira verso uno schermo dietro di lui e contemporaneamente arrivano sullo schermo alcuni spezzoni del film, mentre in sottofondo una voce narrante spiega “Willy Stenfield è sempre stato un regista piuttosto passionale in tutte le sue opere, e a volte è capitato che nei suoi film si perdesse un po’ il senso del reale. Girare un film del genere, su persone che sono state tanto amate da quasi ogni persona del globo e dopo così poco tempo dopo il loro ritiro, lo esponeva a grossi rischi verso la critica, di solito spietata. Eppure, il regista ha compiuto un piccolo miracolo: nonostante i personaggi abbiano caratteristiche e poteri fuori dalla realtà, è riuscito a focalizzare la sua attenzione sulla vita privata di ogni piccola storia, lì dove ogni superumano in realtà è una persona come tutte le altre e dove i poteri non servono a nulla ma diventano solo un grande peso. Notevoli comunque anche le scene d’azione, girate in maniera impeccabile e visivamente entusiasmanti, e la ricostruzione minuziosa e quasi maniacale di ogni ambiente dove i supereroi hanno agito. Menzione d’onore va a Elizabeth Peach, che interpreta la parte di Miss Tempismo, alla quale dona una carica davvero coinvolgente ed uno spessore umano che la farà amare da ogni spettatore …”

In realtà la recensione continua, ma l’anziano spettatore sembra non ascoltare più. Sorride invece, mentre torna ad aprire il cassetto di prima. Questa volta tira fuori un insieme di carte, che deposita sopra sulle sue gambe. Il cane nel frattempo ha smesso di mangiare e si avvicina ancora di più alle gambe del padrone, come a cercare un suo contatto. Ma non lo ottiene, essendo il padrone impegnato ad osservare una foto. E’ un giovane, all’incirca trentenne, con una strana tuta aderente giallognola (“… davvero ridicolo …” commenta sorridendo) e le dita rivolte verso l’obiettivo che fanno un cenno di vittoria. Una scritta a penna, in basso: “Il protettore”. L’anziano sembra riacquistare un po’ di energia, alla vista di questa foto. Passa a quella successiva, dove invece è raffigurata l’intera Lega del bene (almeno questo scritto in alto) e con il dito indica lo stesso personaggio nella foto prima. Sospira, per poi allungare una mano di nuovo verso la testa del cane, per accarezzarlo di nuovo. “Eppure è passato così poco tempo, amico mio … perché?” Il cane lo osserva mugolando tristemente, e leccandogli di nuovo la mano. Scuote il capo, piuttosto malinconico “Non ce la faccio più a combattere … voglio solo riposarmi …” fa davvero fatica a tenere gli occhi aperti, quasi non dormisse da tantissimo tempo. La testa ciondola avanti ed indietro, quindi appoggia tutta la schiena sul divano e lentamente chiude gli occhi “… non volevo, Angela … scusami … tanto …” sono le ultime parole sussurrate, prima di chiudere gli occhi. Subito dopo averli chiusi, una sorta di campo di forza giallognolo compare attorno a lui e lo avvolge quasi come una seconda pelle. L’anziano prontamente si risveglia, perché sente mancargli l’aria. Eccolo infatti che cerca di respirare con la bocca, ma sembra essere tutto inutile. Si alza dal divano, facendo movimenti sconnessi e cercando di raggiungere una porta … ma a metà del percorso, smette di sforzarsi e si affloscia al pavimento, senza fare il minimo rumore se non un piccolo tonfo. Una volta che il corpo tocca terra, la “seconda pelle” scompare nel nulla. Il vecchio cane si avvicina al corpo del suo vecchio padrone, mugolando ancor più di prima e leccandogli prima il viso e poi la mano, quasi volesse svegliarlo. Quando capisce l’inutilità del gesto, comincia ad ululare a lungo, profondamente, forse cercando almeno in questo modo di raggiungere il padrone che lo aveva lasciato solo.

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Momentanee interferenze sul segnale

Cosa c’è di peggio del dover pensare a tante cose contemporaneamente e non riuscire a farne nemmeno una?

Pensare a tante cose contemporaneamente e cercare comunque di intervenire su ognuna. E quindi (nel mio caso) fare casini anche nelle cose più stupide.

Casini, poi… non capisco le cose e confondo con frequenza sempre maggiore.

Mi serve un reset. Devo “riavviare il sistema”. E non trovo il tempo per farlo.

Alla prossima.

L’ultima battaglia – Cap.2: un anno dopo

“… e adesso siamo arrivati.” La guida, con la sua divisa color kaki, sudava vistosamente per il caldo mentre si fermava davanti ad una recinzione guardata a vista da guardie armate. Con una mano indicava ai turisti una specie di castello diroccato, che osservato più attentamente rivelava le sue vere fattezze: era quello che rimaneva del vecchio quartier generale dei supereroi. “Esattamente un anno fa … “ continuò la guida, usando il suo cappello per farsi aria “… in questo posto si combatteva la più grande delle battaglie. Sicuramente la più spettacolare che il mondo abbia mai visto.” Uno sguardo verso i turisti, che sembravano pendere dalle sue labbra, quindi proseguiva con un leggero sorriso “Gli eroi che sempre avevano vegliato sulla nostra sicurezza dovettero affrontare il pericolo della propria estinzione” il termine era volutamente catastrofico, ma lo usava … con buoni risultati a giudicare dalle espressioni coinvolte dei propri ascoltatori … per rendere il suo racconto ancora più avvincente. “Il governo, dopo quella battaglia, decise di dichiarare questo posto inviolabile e ha lasciato tutto così come era alla fine di quella interminabile giornata. Ha inoltre costruito, proprio vicino alla vecchia base …” la mano destra indica una specie di enorme statua in marmo “… il cimitero degli ultimi eroi. Dove tutti ricorderanno in eterno il sacrificio che queste persone hanno compiuto per noi” Tutti gli ascoltatori erano coinvolti, qualcuno persino commosso.

“Nessun eroe si è salvato?” domandò uno dei turisti, vestito con una improbabile camicia verde in stile hawaiano e un cappello da pescatore che quasi gli copriva il viso.

“No, qualcuno si salvò. Colei che guidava la difesa, Miss Tempismo, e un pugno di eroi. Per i rimanenti … e per tutti i nemici … ci fu solo la morte. A giudicare da alcuni corpi morti ritrovati all’interno della base, anche gli scienziati che lavoravano con loro hanno avuto un triste finale” la guida sembrava particolarmente preparata sull’argomento

“E che fine hanno fatto gli eroi sopravvissuti?” domandò una signora ingioiellata e piuttosto grassoccia, mentre con un ventaglio cercava un po’ di frescura dall’afa.

“Mmmm … “ la guida sembrava leggermente in difficoltà, mentre cercava di trovare la risposta alla domanda “… c’è stata una conferenza stampa, qualche mese dopo la tragedia. La stessa Miss Tempismo ha dichiarato il troppo dolore per la perdita dei suoi compagni e la cessazione di ogni attività. Adesso, signora, probabilmente si nascondono dietro le stesse identità normali con le quali interagivano con il mondo quando non erano supereroi.” Annuì, soddisfatto della risposta appena data. Tornò poi a guardare il folto gruppo di persone che stava guidando “Ora però dobbiamo lasciare questo posto. Altri posti dobbiamo visitare e non abbiamo molto tempo.” Qualche turista espresse mugugni di disapprovazione, ma tutti tornarono al pullman che li aveva accompagnati qui. Lo stesso autobus, caricati tutti, ripartì sollevando un polverone e scomparve alla prima curva.

*******************

Non passò molto tempo. Una decina di minuti dopo, dalla stessa curva spuntarono qualcosa come 6 limousine. Queste auto si fermarono proprio davanti all’ingresso della recinzione. Le guardie si misero subito in allerta, stringendo i fucili che tenevano tra le mani. Dalle auto, uscirono dapprima diverse persone vestite in nero, dei bodyguard, quindi da ogni macchina uscirono persone diverse. Da una uscì il primo ministro di quello stesso paese, da altre auto altre cariche governative importanti. Le guardie subito si misero sull’attenti, mentre il responsabile del controllo della zona andò a stringere la mano al primo ministro e a chiedergli il motivo della visita. Ma persero tutto il loro gelo marziale quando uscirono anche gli occupanti della quarta macchina. Uscì prima il famoso regista americano Willy Stenfield, con il suo inconfondibile cappello da baseball rosso e la gomma da masticare perennemente in bocca; una volta fuori salutò con un cenno della mano tutte le guardie presenti e subito dopo allungò una mano all’interno dell’auto per agevolare l’uscita della sua compagna di viaggio. E fu proprio quando l’attrice Elizabeth Peach fece il suo ingresso di fronte a tutti che quasi si scatenò l’entusiasmo generale. Era vestita con un abito lungo a fiorellini, indossava un cappello di paglia e un paio di occhiali neri per proteggersi dalla luce del Sole e portava con sé una borsa piuttosto grande di color nero. Neppure vestiti tanto semplici potevano sminuirne l’effettiva bellezza. Le guardie quasi si precipitarono verso di lei, nonostante le minacce di punizioni da parte del loro superiore. E mentre il primo ministro sembrava ridere di fronte ad una scena tanto buffa, l’attrice si toglieva gli occhiali e donava a tutti sorrisi e cenni del capo. Firmò con estrema pazienza e gentilezza persino diversi autografi, ricevendo innumerevoli ringraziamenti. Poi tutto torno alla normalità, per la gioia del responsabile della zona. Il primo ministro chiarì il motivo della visita: il regista aveva intenzione di fare un film proprio sull’ultima battaglia dello squadrone di supereroi, quindi voleva visitare la zona dello scontro. L’attrice Peach aveva chiesto di accompagnare il regista, avendo nel film in questione la parte proprio di Miss Tempismo. Il responsabile, nonostante le parole del ministro, chiese ed ottenne di vedere i documenti di tutti, quindi rassicurato disse ai suoi uomini di aprire la recinzione per permettere agli ospiti di entrare. Concesse a tutti al massimo un’ora, dopo la quale sarebbero dovuti uscire.

L’ora di tempo apparentemente passò in un lampo. Tutti i visitatori tornarono all’ingresso, chiacchierando concitatamente tra loro. Si parlava dello stato del posto, del modo migliore per riprodurre la base sul grande schermo, su eventuali cambiamenti da fare. Tutti velocemente salirono sulle macchine che li stavano aspettando, e altrettanto velocemente sparirono poco dopo. Le guardie sembrarono leggermente deluse, ma nonostante tutto fortunate di aver vissuto una giornata diversa dalle solite. Ma il più soddisfatto di tutti era il responsabile del posto di guardia: fine delle novità, ritorno alla tranquilla normalità.

*******************

Eppure all’interno di quello che restava della base dei supereroi gli unici esseri viventi non erano i topi. L’attrice che giusto qualche minuto prima sembrava aver preso la limousine per ritornare al suo albergo invece era all’interno di quelle rovine. Era immobile, e qualche secondo dopo si tolse gli occhiali dagli occhi. Poi si sedette un attimo su quello che una volta doveva essere un mobile e che adesso era solo una specie di cubo bruciacchiato. Aprì la sua grande borsa, da dove tirò fuori un paio di comunissime scarpe da ginnastica bianche, che si sbrigò ad indossare. Dopo aver messo le sue scarpe con i tacchi nella borsa tornò in piedi e cominciò a camminare. I suoi passi erano piuttosto lenti, anche perché in molti punti era piuttosto difficoltoso muoversi. In quello che doveva essere stato il primo piano qualcosa era ancora riconoscibile: c’era uno schermo gigante, naturalmente non più utilizzabile, e giusto sotto quella che doveva essere stata la consolle dei comandi. La donna sorrise. Un sorriso malinconico, mentre con le dita della mano destra sfiorava i tasti ormai inutilizzabili. Si fermò persino a digitare qualcosa, rimanendo poi in attesa di un cambiamento. Ridacchiò debolmente nel non ottenere alcuna risposta. Un’ultima carezza a quella consolle, quindi con passi sicuri si diresse verso delle scale verso l’alto. Salì le scale a chiocciola, respirando sempre più piano quasi l’aria diminuisse ad ogni passo. Vide la luce dell’esterno e presto si ritrovò in cima a quella che doveva essere stata una specie di torre. La luce la accecò, costringendola ha coprirsi gli occhi per qualche secondo. Quando riuscì ad abituarsi alla luce, chiuse gli occhi e sorrise mentre un leggero soffio di vento le rinfrescava la pelle. Li riaprì poco dopo e si guardò attorno, facendo un profondo respiro.

“Sapevo di trovarti qui” disse mentre si avvicinava ad una specie di parapetto e si sporgeva un poco per guardare il paesaggio. “Per certe cose, sei sempre stato … prevedibile”

Nessuno rispose a queste parole. Effettivamente nessuno era presente … giusto i fantasmi potevano abitare lì. Ma passarono diversi secondi … e forse fu proprio uno di loro a rispondere. Quando le parole sembrarono portate dal vento, l’attrice non fu per niente sorpresa. Anzi, sorrise.

“Accidenti …” giusto un paio di metri dietro la donna, qualcuno fece la sua apparizione dal nulla. La figura prima era sfocata e si riusciva solo a distinguere il contorno … poi con il passare dei secondi diventava sempre più nitida e distinta. L’uomo (di questo si trattava) prima sembrò essere in bianco e nero, quindi acquistò pieno colore “Allora non sei fortunata. Mi spieghi come fai a vedermi?”

“Infatti non ti vedo” rispose la donna, mostrando al nuovo arrivato ancora le spalle “So solo che ci sei” detto questo, si girò e lo accolse con un grande sorriso “Ciao Johnny!”

“Liz …” l’uomo chinò leggermente il capo in risposta al suo saluto. “Come facevi a sapere che sarei venuto qui?”

“Sei sempre stato un tipo … malinconico, attaccato ai ricordi.” Sospirò, mentre faceva qualche passo verso di lui “E’ passato un anno esatto da quel giorno. Non c’era altro posto dove potevi essere.” Quasi all’improvviso, lo abbracciò e lo strinse forte “Mi sei mancato sai … testone!” era commossa, sebbene sorridente.

OH MIO DIO! Tu conosci personalmente Elizabeth Peach! E lei è ADDIRITTURA miss Tempismo!!” dichiarò una piccola voce incredibilmente entusiasta all’interno dell’orecchio destro dell’uomo.

Johnny non rispose subito all’abbraccio. Anzi, sembrò colto di sorpresa ed indeciso sul da farsi. Poi, lentamente, rispose al saluto dell’amica. “Ehi, ehi!!!” arrossì leggermente. Cercò di staccarsi dall’abbraccio, ma la presa sembrava così forte che rinunciò quasi subito “Non ero mica morto …”

Ho visto tutti i suoi film!! E’ la mia attrice preferita e CONTEMPORANEAMENTE la mia eroina preferita! E’ come aver ricevuto un regalo di Natale anticipato!

A queste parole, la donna lasciò subito l’abbraccio. Rimase immobile davanti a lui, fissandolo con uno sguardo quasi assassino. “Si, ma è in pratica è lo stesso!!” gli urlò addosso “Tutti quelli che erano sopravvissuti si sono fatti sentire almeno una volta in questo anno. E tu?? Tu dov’eri??” fece un passo pesante verso di lui, e non lo vide indietreggiare di un solo passo “Quanto … quanto … quanto ti ODIO quando fai così!!!”

Ma venne interrotta dalla voce calma, sicura ed improvvisamente glaciale del suo interlocutore “Io a differenza di te non ho mollato.” Fu il turno della donna di fare un passo indietro, quasi avesse avuto un istantaneo mancamento “A differenza tua, dopo aver ricevuto la batosta, mi sono rialzato. IO non mi sono nascosto. E detto da me, poi…” terminò ironico.

La reazione della donna fu immediata “IO almeno non ho solo la vita da vigilante. Hai mai provato a vivere una vita normale, come ti ho sempre consigliato? Una vita che non sia solo nemici, nascondigli e pericoli?”

La situazione sembrò sul punto di esplodere da un momento all’altro. Entrambi rimasero muti a fronteggiarsi, quindi Johnny si avvicinò a lei, senza perdere il suo sguardo deciso, posò entrambe le mani sulle spalle di lei e le disse con tono molto più basso, dopo aver fatto un profondo respiro “Lontano da me farti arrabbiare. E comunque … è sempre un piacere vederti. Mi sei mancata.” Annuì

Le parole dell’uomo andarono a segno. Liz infatti perse ogni carica aggressiva e sembrò commuoversi a quelle parole. Rimasero infatti in silenzio per diversi secondi, limitandosi solo a guardarsi. Fu Johnny a rompere la situazione di stallo. Spostò lo sguardo da lei al paesaggio, quindi domandò “E tu? … perché sei qui? Tu non sei malinconica come me …”

La donna sembrò quasi risvegliarsi da una specie di incantesimo. Rispose subito dopo “Non ci crederai mai … ma hanno deciso di fare un film sulla nostra vita da supereroi. O meglio … sugli eroi della nostra vecchia Lega del Bene.” L’uomo si girò ad osservarla incuriosito “I produttori avevano in mente questa idea da molto tempo … pensa, hanno persino cercato di contattare in ogni modo Miss Tempismo. Quando poi non hanno avuto risultati, hanno deciso che avrebbero fatto a meno della sua consulenza.” Fa spallucce “Hanno fatto un lungo casting e … indovina? Hai davanti a te la futura Miss Tempismo!!”

Johnny trattenne a stento una risata coprendosi la bocca con la mano destra “Beh, non potevano scegliere persona più preparata.”

Poi lei continuò “Abbiamo fatto un piccolo sopralluogo giusto un’oretta fa per dare modo al registra di ricostruire almeno in un modo vagamente simile la nostra base. E poi … hanno fatto alcuni cambiamenti nella storia.” Lo osservò serio … e l’uomo all’inizio rimase perplesso da quello sguardo “Hanno messo un uomo invisibile, ma dalla parte dei cattivi … lo interpreta un attore chiamato Vin Restart …”

“… lo conosco, ho visto tutti i suoi film horror. Un bravo attore.” Commentò Johnny.

… e poi, uno con l’invisibilità non può che essere il cattivo. In tutti i film o lo era o lo diventava: L’uomo invisibile del ’33, L’uomo senza ombra del 2000… e Predator?” la vocetta ridacchiò “Capo, se ti conoscessero ti farebbero diventare capo della Lega del Male!

“… e hanno aggiunto una storia d’amore tra Miss Tempismo e Wonderman. Dopo l’incredibile ed eroico gesto di Erik, penso non ne potessero fare a meno.”

Passò qualche secondo, probabilmente di riflessione, prima di replicare “Così Erik sarà felice, dovunque adesso lui sia. Sai quanto ci teneva a te. Anzi, credo che lo sapessero tutti.” Un leggero sorriso ironico, per poi chinare impercettibilmente il capo sulla sua destra e tornare serio.

Capo, scusa se ti interrompo… ma tra pochi minuti passa il giro di ronda

Quindi, concluse “Beh, adesso devo andare …”

Lei subito allungò una mano per fermarlo. “Due cose, prima che tu sparisca di nuovo.” Johnny si fermò e rimase in attesa. “Ho bisogno di parlarti. E’ urgente. Magari in un posto più tranquillo.”

“Non hai una premiere a breve? Non mi sarà difficile entrare nell’albergo che sceglieranno per l’evento.” Assunse un’espressione pensosa, per poi terminare sorridendo “Chissà che servizio in camera hanno gli alberghi che frequenti… magari potrebbe anche piacermi…”

Elizabeth sorrise, poi tornò seria. “L’altra domanda riguarda Erik.” Un profondo respiro, prima di riprendere “Tutti i nostri compagni mi hanno chiesto, in un modo o nell’altro, se ci fosse qualcosa tra me e lui. Perché tu no?”

L’uomo rispose mentre lentamente diventava sempre più trasparente ed indistinto. “Perché sapevo già la risposta.” Tempo pochi secondi e sparì dalla vista, e le sue ultime parole quasi si confusero con il soffio del vento “A presto.”

Rimasta sola, questa volta per davvero, alla donna non rimase che rispondere “A presto, amico mio” e tornare a guardare di nuovo il paesaggio. Poi diede un’occhiata al suo orologio. “Si è fatto tardi, meglio che torni in albergo. La mia bambola avrà parecchio da raccontarmi.” Sbuffò, per poi chiudere gli occhi e concentrarsi. Questione di attimi, prima di sparire anche lei, come una bolla di sapone che si rompe.

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L’ultima battaglia – Cap.1: l’ultimo giorno

Questa storia è nata parecchio tempo fa. Le motivazioni erano varie, la maggior parte delle quali sono strettamente personali. Chissà, forse aspiravo anche a pubblicarlo un giorno… ma le mie speranze da allora si sono affievolite di molto. Spero che sia di qualche gradimento… e soprattutto spero di riuscire a finirlo, scrivendolo qui sul blog.

 

… e alla fine, si scatenò l’inferno.

La lega del Male diede l’assalto totale al quartier generale delle forze del bene, che riuniva tutti i supereroi della Terra. Con un immenso campo di forza rese inaccessibile la zona nel raggio di 3 chilometri, impedendo agli eroi di allontanarsi e costringendoli allo scontro forzato con i loro acerrimi rivali.

Miss Tempismo, capo dello squadrone di supereroi, organizzò velocemente le difese ed il contrattacco, quindi uscì nel campo di battaglia insieme ad altri supereroi. Il suo scopo era di guadagnare tempo per permettere agli esperti della base di trovare un sistema per disattivare il campo di forza e di rintracciarne l’origine, la base avversaria dalla quale partiva tutto.

Come ho già detto, la prima parola che mi viene in mente per descrivere tutto fu l’inferno. La lega del Male aveva mandato quasi tutti i suoi effettivi nel luogo prima di usare il campo di forza. Li aveva armati di tutto punto, qualcuno disse che li aveva persino “dopati” per aumentare i loro attributi fisici e i loro poteri. Insomma, erano assetati di sangue e senza più alcuna remora morale. Dovevano uccidere tutto e tutti, senza alcuna distinzione.

Ma non era la loro “bestialità” a fare paura. Furono gli stessi supereroi ad invocare angosce ancora più profonde e terribili. Avevano sempre combattuto per catturare, per rendere inoffensivi i propri avversari senza ricorrere alla “soluzione estrema” della morte. Ma quando capirono di essere messi alle strette, quando capirono che questa soluzione non era più attuabile … arrivarono a trasformarsi nei loro stessi nemici. La paura che crearono nelle persone che avevano sempre protetto fu profonda. Nessuno li vide, e nessuno li avrebbe più visti combattere con tanta foga ed energia. Rivelarono solo in quel momento il massimo dei propri poteri, un massimo a cui non si erano mai nemmeno avvicinati. Anche i loro sguardi cambiarono: sparirono umanità e compassione dai loro occhi, lasciando spazio solo ad una glaciale determinazione: o noi o loro.

Spari, esplosioni, cannonate, fumo. Per un tempo interminabile la battaglia fu solo questo. Ad un certo punto di questo probabilmente ultimo scontro fu solo possibile immaginare quello che stava succedendo. I supereroi con il dono del volo o con mezzi volanti a disposizione contrastavano le forze aeree del nemico … ma a terra per un po’ non fu possibile vedere alcunché. Solo quando il fumo si disperse, solo quando le armi smisero di parlare, fu possibile vedere un primo risultato della battaglia.

I morti. Troppi morti. Da entrambi gli schieramenti. Forse una leggera predominanza di morti da parte degli attaccanti, ma erano molti di più e avevano sfruttato il vantaggio del numero per sopraffare gli eroi. Ma ogni eroe morto era una pugnalata al cuore per tutti coloro che avevano creduto in lui e lo avevano preso come esempio. C’era Capitan Spavento, con la sua enorme mole che terrorizzava i suoi avversari ma con un cuore ancora più grande … sepolto sotto una specie di frana che ormai era diventata la sua tomba. C’era la Donna Meraviglia, capace di trasformarsi in qualunque essere vivente e di acquisirne ogni particolarità, che aveva iniziato come ladra e truffatrice e aveva tanto lottato per cambiare … il suo corpo bruciato e quasi irriconoscibile giaceva sopra i corpi di altre persone. Lo stesso Cavaliere Nero, con il suo aspetto tanto misterioso ed inquietante ma con la sua sete implacabile di giustizia … era appoggiato ad una roccia, immobile, morto con la spada in pugno ma quasi si stesse fermando un attimo per riposare.

Gli eroi ancora vivi combattevano, senza fermarsi, resistendo a colpi durissimi, a raggi laser, alla superiorità numerica. Ecco Wonderman, l’uomo con i poteri simili a quelli del Superman dei fumetti e con la stessa popolarità, che finita l’offensiva aerea era sceso a terra e cercava di dare man forte ai suoi compagni. E poi … c’era la stessa Miss Tempismo. Era ferita, bruciacchiata, dolorante … ma ancora viva, ancora grintosa e con la sua voce che risuonava stentorea nel campo di battaglia. La supervelocità che era stata il potere per il quale aveva acquistato popolarità e adoratori sembrava essersi evoluta in una sorta di teletrasporto: era facile vederla comparire in 10 punti diversi, dandole la capacità di combattere con una quantità apparentemente infinita di nemici. Combatteva solamente donne, avendo il nemico capito come fronteggiare il suo “fascino femminile potenziato”, ma sembrava inarrestabile. Quando si trovava in difficoltà, aveva sempre incredibili colpi di fortuna: il nemico inciampava, aveva dei dolori improvvisi, sveniva. La battaglia era stata intensa, e non c’era stato spazio per il riposo … eppure lei non sembrava avere segni di stanchezza. Ogni volta che si fermava un attimo, con il fiatone e toccandosi parti doloranti … come per magia subito dopo ricominciava con la stessa foga di prima. Era un esempio per tutti gli altri eroi, e lo sarebbe sempre stata.

Poi la barriera giallastra che avvolgeva il campo di battaglia e che chiudeva tutti quelli all’interno cominciò a farsi sempre più sbiadita. Cominciò a tremolare, quasi fosse una specie di miraggio. Infine scomparve come una bolla di sapone. Si levò alto un urlo di gioia da parte degli eroi sopravvissuti … con la cappa giallastra cominciava anche a svanire la coltre di polvere e fumo che molto probabilmente stava intossicando tutti. I responsabili della base degli eroi erano riusciti a liberare tutti da quella orribile prigione. Tutto sembrava mettersi per il meglio. Ma a quanto pare, gli attaccanti avevano un ultimo asso nella manica. A causa della cappa, del fumo e del rumore della battaglia, nessuno riuscì a sentire un rumore anomalo … come di una teiera in ebollizione … se non quando sembrava troppo tardi. Si accorsero dell’enorme missile che stava cadendo su di loro quando ormai non era possibile calibrare i cannoni della base per abbatterlo. E poi … la scena che restò nei cuori di tutti. Wonderman, stanco e visivamente distrutto dalla fatica, che alza lo sguardo verso il missile. I suoi occhi, forse carichi d’amore, verso Miss Tempismo (si era sempre parlato di una love story tra i due eroi più famosi ed amati, e questa poteva essere una conferma)quindi la raccolta della sue ultime energie. Il suo volo, ad altissima velocità, verso l’enorme missile, la mano di Miss Tempismo protesa verso di lui nel tentativo di fermarlo, Wonderman con il pugno chiuso verso il missile e il suo urlo disperato, quello di un kamikaze.

L’esplosione. Un boato assordante seguito da un fungo atomico e da un’intensa luce verde fosforescente …

… e poi più nulla.
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Una mail imprevista

Senti… riguardo a quella mail che fai finta di non aver mai ricevuto…

“Infatti. E’ solo una stupida mail sintetica e senza alcun seguito”

Si… infatti… ma pensavo al fratellone. Insomma… è così triste, da quando non può più vedere…

“Piantala Immediatamente! Non è colpa mia. E Atlas lo sa. Infatti non si è mai lamentato.”

Si, ma… come diceva mio nonno, se una persona non si lamenta non vuol dire che non soffre…

“E cosa dovrei fare?? Dai, sentiamo. Ultimamente ti prendi un pò troppe libertà.”

Mi prendo quelle che tu mi hai concesso. E voglio un mondo di bene al mio fratellone. E quindi anche tu

“….”

Sarò anche frutto della tua mente, ma ultimamente ho più buon senso di te. Il fratellone direbbe che è un problema, non credi?

“….”