Archivio dell'autore: the Lost Wanderer

Un ultimo inchino al pubblico

Non sento le voci.

Ho una leggera emicrania, ma rispetto agli ultimi giorni (…settimane? …mesi?) va benissimo. Mi porto una mano alla tempia e per qualche motivo la pelle che viene toccata pizzica. Apro gli occhi, la mia vista è assonnata e per qualche motivo quella mano sembra essere una specie di artiglio d’aquila. Richiudo gli occhi e nel mentre agito la mano per diversi secondi. Quando li riapro la mano è una normale mano. Mi sarò immaginato tutto.

Quando riesco a focalizzare bene dove mi trovo, vedo un soffitto bianco con una ENORME macchia di umidità. Probabilmente mi trovo in qualche squallido motel. Le mie dita toccano delle lenzuola non così lisce. Sento gocce di pioggia che si infrangono sui vetri. Dei 3 sensi è quello che mi dà la sensazione migliore. Mi rilassa.

Allargo il mio braccio destro e dopo un secondo tocco un altro braccio. Sposto la testa di lato e vedo Irina. Dorme, ma il suo è sonno agitato. La pelle è più pallida, sembra respirare a fatica. I suoi lunghi capelli in parte le sono finiti in faccia. Mi metto seduto e con la mano le libero il viso. Quando le sento la fronte, sento che scotta. E sta indossando una delle magliette del nostro “caposquadra” che citano qualche tour musicale di chissà quale gruppo. Le accarezzo la guancia, e lei fa un respiro più lento e profondo. Cosa le è successo? Guardandola meglio, mi rendo conto che il suo fianco è più scuro. Sollevo leggermente la maglietta. Qualcuno le ha applicato una fasciatura che però è sporca di sangue. Però sembra rappreso, quindi ha sanguinato e poi si è stabilizzata. Vedo degli aloni violacei che spuntano da dentro la fasciatura. Chiunque abbia fatto questo ad Irina doveva essere davvero potentissimo.

Solo allora mi rendo conto di dove è finito l’ultimo rimasto. E’ seduto ad una scrivania e mi dà le spalle. E’ leggermente curvo in avanti. Vedo la sua camicia bianca leggermente sporca ed il suo trench è per terra. E’ stato come accartocciato e gettato via. Sento rumore di fogli che strusciano. Molto lentamente mi alzo in piedi e mentre mi avvicino di soppiatto per un attimo ne vedo solo il contorno e ha perso tutti i suoi colori, lasciando solo tonalità che variano dal blu al giallo fino a colori più intensi. La zona dove si trova la testa è di un rosso acceso. Starà letteralmente “fumando”. Chiudo di nuovo gli occhi, faccio un lento respiro e quando li riapro lo vedo di nuovo come prima.

Non sembra essersi ancora accorto di me. Guardo sopra la scrivania. Diversi fogli scritti con la sua calligrafia, ma quest’ultima sembra peggiorare ad ogni foglio. E le ultime sembrano essere delle lettere rivolte alla stessa persona, un certo “Worthing”. Riesco a leggerne 3 o 4. Sembra chiedergli un aiuto per…qualcosa. Tutte partono bene, ma verso metà sembrano tutte deragliare e diventare sarcastiche prima ed acide poi (una addirittura diventa persino offensiva). Ma sono state tutte cancellate e mezze accartocciate. In un angolo della scrivania c’è un piccolo flacone con delle pillole, ma non riesco a leggerne l’etichetta.

Quando gli metto la mano sulla spalla lui sobbalza e si volta di scatto. Mi guarda con espressione confusa e stanca, ma un istante dopo la sua espressione cambia, la sua postura si raddrizza e di nuovo… eccolo. Perfettamente a suo agio, la sua espressione vagamente sorridente. Ci cascano tutti. Mi domando sempre quante persone lo vedano “veramente”. Per tutti è “il mago”, “il ciarlatano”, “l’idiota”, “il buffone”, “il mostro senza cuore”… addirittura “l’incubo”. Tutti lo sottovalutano, lo ignorano o lo sopravvalutano. Tutti fanno il suo gioco…persino Irina ogni tanto cade nell’errore. Eppure non è bravo a mentire come pensa. Per sua fortuna tutti vedono solo l’aura che manifesta in quel momento, ma basterebbe guardarlo negli occhi per capire quello che è. Un semplice uomo. Sempre più stanco, depresso, sull’orlo della crisi di nervi. Un Atlante che crede di dover reggere il mondo sulle spalle e che è terrorizzato che gli altri si accorgano di quanto poco manchi al crollo. Eppure è anche per questo che lo seguo senza esitazioni. La sua fragilità è così rassicurante. Cercare sempre una soluzione anche quando tutte le cose stanno andando male e non sembra esserci speranza: è un modo di affrontare le situazioni che ho sempre cercato di fare mio.

Terry… sei sveglio.” mi sorride, mentre con una mano cerca di raggruppare i fogli sparsi sulla sua scrivania. “Come stai? Come ti senti?”

Bene, dico davvero. Ho la testa quasi completamente sgombra. Quasi non sento le voci.” mi guardo attorno, di nuovo. “Dove ci troviamo? Da quanto so dormendo?”

Due giorni” sospira in risposta alla seconda domanda. “Siamo in un motel fuori Nizza. Non credo nemmeno che sia segnato da alcuna parte come motel. Per un pò staremo tranquilli, credo

Che è successo ad Irina? Chi è riuscito a ridurla in quel modo?”

Leonard mi lancia una occhiata lunga e profonda. Come se cercasse di leggere qualcosa in me. “…ricordi qualcosa di tre giorni fa?”

Tre giorni fa? Chiudo gli occhi, mi porto una mano alla fronte. Cosa è successo tre giorni fa? Non ricordo… rumore di spari? Un urlo bestiale? Sangue? “I miei ricordi sono…confusi. Ricordo più che altro i rumori.”

Leonard fa un profondo respiro e mi tocca il braccio, stringendolo per un paio di secondi. “L’affare Montern ha avuto delle conseguenze impreviste. Ci siamo ritrovati braccati dai suoi scagnozzi.”

Non so che faccia ho fatto nel sentire quel nome, ma ha spinto il nostro mago a domandarmi “Quale è l’ultima cosa che ricordi bene?”

Quando abbiamo festeggiato il successo del lavoro in quel villaggio infestato dai fantasmi. Una serata davvero piacevole, in quella birreria così piena di persone e di musica.” Mi viene da sorridere perchè è un bel ricordo… ma Leonard non lo fa. Anzi, si fa ancora più serio.

Insomma… siamo stati braccati” cambia discorso, e per qualche secondo sposta il suo sguardo da me a letto dove Irina è ancora sdraiata. “Ci stavano prendendo per sfinimento. Non riuscivamo a riposare, ad avere almeno qualche ora di pausa. Loro erano ben equipaggiati. Ad un certo punto ci hanno messo alle strette e…lì sei intervenuto tu.” Torna a guardami, e forza un sorriso. “Ti sei trasformato in qualcosa di incomprensibile. Una sorta di fusione di tante creature che avevamo visto. Avevi una forza ed una velocità soprendenti e sembravi invulnerabile. Non se lo aspettavano nemmeno loro. Sono stati sbaragliati in pochi secondi.” e qui il suo sorriso è più sincero.

E mi sono trasformato perchè Irina è stata ferita

“…vuoi la verità?” dice con circospezione.

Annuisco.

Non ti sei fermato immediatamente. Irina era la più vicina a te, e nella tua enfasi animalesca le hai dato una zampata” poi la mia successiva espressione inorridita gli fa aggiungere di gran fretta “Ma subito dopo hai capito chi era e sei tornato normale. E sei svenuto.”

Mentre rifletto su queste nuove e sconcertanti informazioni, ecco di nuovo le voci. Una femminile, che mi sussurra qualcosa. Non so cosa. Capisco “sangue sulle dita” ma niente altro.

Visto che non so bene che cosa fossi diventato quella volta mi sono ricordato quali mostri abbiamo incontrato e le scelte alla fine sono 2. E’ un punto a favore, anche se per curarla dobbiamo andare da un esperto. Se fosse solo umana sarebbe morta, ma la sua testardaggine non vuole dare a nessuno questa soddisfazione” Leo sorride stanco scuotendo il capo. “Il santuario si trova ad un paio di giorni da qui, non è nemmeno così lontano.” prende dalla scrivania un fogliettino con sopra un indirizzo. “Il problema è che i nostri inseguitori si sono riorganizzati e sono nei paraggi. Forse hanno anche loro un segugio degno della nostra ragazza. E dalle voci che ho sentito, sembra stiano cercando informazioni solo su di me. ” abbassa la testa, sospira.

Mi sorprende che tu non te ne sia andato lasciandoci l’indirizzo e immolandoti per la patria” E probabilmente sarebbe morto, non dorme da giorni e non credo possa usare così tanto la sua magia in quelle condizioni. Lui non risponde, si limita a guardarmi e basta. Non ci arrivo subito, ma quando lui si volta ad osservare la nostra semidea ho l’illuminazione.

Non ti fidi a lasciarla sola con me”.

“….”

Hai paura che abbia un altro dei miei momenti di vuoto e…” non vorrei avventurarmi in questo pensiero, perchè mi fa male, ma è molto sensato.

Terry, in una situazione diversa lei sarebbe in una botte di ferro con te, ma la tua condizione è peggiorata di molto negli ultimi mesi. Ha intaccato anche la tua memoria“. Quindi quella birreria quanto tempo fa è stato? Ho paura a saperlo, non ho il coraggio di chiederglielo. “Però non dobbiamo disperare. Sono quasi arrivato ad una soluzione per il tuo problema, e magari non ci troveranno per qualche altro giorno, e se siamo fortunati Irina si riprenderà abbastanza da inventare un modo per scivolare dalle loro accerchiamento…”

“Quasi arrivato…magari…se siamo fortunati…” Ripeto quasi fosse una cantilena, e lo stesso Leonard smette di parlare ed abbassa la testa. “C’è un solo modo per guadagnare tempo, e lo sai anche tu”

“non è vero…”

Se mi assicuri che in un paio di giorni riesci a rimettermi in sesto, allora non insisto”. Il mago fa per aprire bocca, ma si interrompe. Sono sicuro che stava per dirmi una bugia, ma il mio sguardo lo ha interrotto. “Lo sapevo. Invece io sono nella mia massima forma dopo il riposo, mi sento bene con la testa e sai benissimo che io non posso morire

Non conosciamo i tuoi limiti, non vuol dire che non li abbia. E poi se continui ad usare le tue capacità potresti non …tornare più

E’ una mia scelta. Ed è anche giusto che una volta tanto non sia un peso per voi”

Non dire sciocchezze. Non sei mai stato un peso. E potrei fermarti. Lo so che pensi di essere in vantaggio, ma anche in queste condizioni posso metterti fuori gioco.”

Tenta di spaventarmi, di far vacillare le mie certezze. E ci riesce, ma stavolta sono io che ho il coltello dalla parte del manico e lui lo sa bene. “Non abbiamo tempo per queste sparate, e lo sai anche tu. Comincia a toglierti i vestiti

Mi tolgo di slancio la maglietta rossa con il simbolo del fulmine giallo e ci metto qualche secondo in più per i pantaloni jeans. Mentre aspetto che Leonard faccia lo stesso (non è convinto, esita per diversi secondi e poi a malincuore esegue) utilizzo lo specchio della stanza e mi trasformo. Leonard ha ragione, potrebbe essere il mio ultimo spettacolo. E le voci tornano, come un ronzio di alveare confuso. Socchiudo leggermente gli occhi mentre i miei lineamenti cambiano. Se dovesse succedere il peggio, almeno me ne andrò nei panni dell’essere più figo che conosco.

Io non sono così. Mi hai tolto tutte le cicatrici e mi hai fatto più muscoloso“. Mi volto a guardarlo e mi metto a ridere perchè siamo entrambi in mutande.

Consideralo un mio regalo. Così potresti essere se avessi una vita tranquilla, dormissi quando devi, seguissi la dieta mediterranea ed andassi in palestra

Sembra una vita parecchio noiosa

Ridiamo entrambi. Poi ognuno porge all’altro gli abiti che si è tolto e ci rivestiamo. Ci mettiamo diversi secondi, duranti i quali c’è un profondo silenzio. Posso quasi vedere le rotelle del mago che ancora stanno cercando una soluzione migliore. Per quanto riguarda me mi sta tornando un forte mal di testa, e le voci hanno aumentato di volume. Stavolta non ce la faccio a non portarmi una mano alla tempia destra. Leonard allunga una mano nella mia direzione, ma io gli faccio segno di non avvicinarsi. Mi sistemo bene i suoi…i miei… abiti. Quando indosso il suo trench ho la curiosa sensazione di indossare una specie di armatura.

Allora, che ne dici?

Mi guarda da cima a fondo per diversi secondi, ma sembra poco interessato visto che torna a guardarmi negli occhi “Lo sai che lei non mi perdonerà mai, vero? Penserà che ti ho ingannato in qualche modo e ti ho mandato a morire.

Già. Irina è fatta così. “Ma tu sei in grado di reggere il peso. E poi lo sai che non è vero.

Senza di te è la fine. Le nostre avventure, il nostro gruppo. E non so se sopporterei l’odio di Irina.

Per un secondo una delle voci nella testa si fa più forte delle altre. E’ la voce del mago, forse perchè mi sono appena trasformato in lui. Ripeto ad alta voce quello che ho appena “sentito”. “Vedila come un nuovo inizio. Per entrambi. E se non riesco a tornare da solo, mi verrete a cercare, vero?

Ovvio. Ma cerca di non esagerare. Non è necessario dare sfoggio delle tue capacità. Fai in modo di attirare la loro attenzione e poi non cercare di combatterli. Fuggi, nasconditi.” torna a prendere il foglietto con l’indirizzo del santuario e me lo mostra “Memorizzatelo. Ti aspetteremo lì per un paio di settimane.” passa qualche secondo, e poi termina con “Torna da noi. Ti prego.

Non ho MAI sentito il mago pregare qualcuno. Mi sta quasi venendo da piangere, ma la mia “copertura” non piange mai. Mi trattengo. Mi limito ad annuire. Vorrei salutare una ultima volta la mia amica, ma è ancora febbricitante. Avvicino di nuovo la mia mano alla sua guancia, ma stavolta si discosta come se non gradisse. Avrei dovuto immaginarlo.

Vado verso la porta, e per diversi secondi non riesco ad uscire. Non voglio. Dopo tanto tempo finalmente sono abbastanza lucido per godere della compagnia dei miei più cari amici e me ne devo già andare. Sento la mano di Leonard sulla spalla. “Non devi per forza and…“. Gli metto la mia mano sulla sua, faccio segno di no. Un profondo respiro, quindi apro la porta e la chiudo non appena ho messo il piede fuori dalla camera. Adesso sono solo. Cerco di captare qualche rumore dall’interno della stanza. Velocemente mi allontano dalla stanza, percorrendo quasi di corsa il corridoio che mi porterà verso l’uscita dell’hotel. Le voci aumentano di volume, ormai le tengo a bada a stento. Non credo tornerò.

Si va in scena. Spero che il pubblico apprezzi il mio ultimo spettaccolo.

A volte non basta

“In verità, ogni singola parola è importante”

Lo so bene. Hanno un potere incommensurabile.

Il solo leggerle mi ha strappato l’aria dai polmoni come un impatto contro un muro. E anche quelle positive, perfide come solo un sadico può essere, mi hanno fatto sentire stanco. Vecchio. Così scoraggiato da chiedermi se il mio meglio sia mai abbastanza. Forse no. Forse sono nato difettoso, forse la felicità è un concetto così raro che solo quelli “in regola” possono usufruirne. Ed io sono stato “pesato, misurato e giudicato mancante”

Eppure, oh destino, io ce l’avevo messa tutta….

… quindi perché?

Superbia e conseguenze

Per lo meno il tempo è buono

Sono le prime parole che mi ritrovo a dire dopo diverse ore di silenzio. Alzo lo sguardo dal mio taccuino degli appunti e guardo il cielo stellato che filtra tra i rami degli alberi. Il posto l’ha scelto come sempre la nostra cacciatrice e non può che essere come sempre il posto migliore. Cerco di imparare da lei, prendere appunti, ma non riuscirò mai ad eguagliarla: il suo istinto è fenomenale. Ma non si sa mai, un giorno potrebbe servirmi.

Mi porto una mano sull’anca. Fa ancora male e con questo freddo le cose non sono migliorate. Il calore del focolare attenua un pò il dolore, ma mi domando quanto potrò continuare. Cerco di pensare positivo, di vedere delle opportunità negli imprevisti. Ci serve a sopravvivere. Certi giorni è più difficile di altri. Il problema è che quei “certi giorni” stanno aumentando sempre di più.

Sento il frusciare da una delle tende. Irina emerge dalla sua tenda preparata di tutto punto, come se fosse pronta ad affrontare una battuta di caccia. I suoi capelli lunghi ondeggiano al leggero vento notturno che si è alzato. Dapprima lancia una occhiata alla vicina tenda rossa, dove Terry dorme come un bambino, quindi verso il focolare. Stavolta mi sono premurato di tenerlo bene acceso. Il suo sguardo severo incrocia il mio. Le faccio un cenno di saluto. Non ricambia e si limita a sedersi accanto a me.

Respira piano, molto piano. Osserva le fiamme che ardono con una intensità tale che potrebbero spegnersi per… pressione psicologica. La osservo in silenzio. Non avrò i suoi sensi sviluppati, ma la conosco da anni e so cosa le passa per la testa. E ieri è stata una pessima giornata.

Puoi andare a dormire. E’ il mio turno.” Sono più fredde le sue parole che la temperatura esterna.

Sospiro. Mi sento ancora più stanco. “Irina… non mi dire che ancora ci stai pensando

Si volta di scatto. Si infiamma. “Come hai permesso che la passassero liscia? Come hai permesso che ci trattassero in quel modo?

Non rispondo, spostando il mio sguardo da lei al focolare. Allungo i palmi nella sua direzione per ricevere un pò di calore. Non la interrompo perchè so che riprenderà, e se la fermo adesso dopo sarà peggio.

Abbiamo lavorato duro, per mesi. E alla fine… ci hanno fregato. Ci hanno tolto ogni merito ed ogni ricompensa. Ci hanno incastrato.” Non la guardo ancora, ma sento i suoi occhi addosso “E l’hanno fatto umiliandoci di fronte a tutti. E TU NON HAI FATTO NIENTE!” Mi volto ad osservarla nel momento in cui prende un pezzo di legno e lo lancia con estrema violenza e frustrazione nelle fiamme. E’ decisamente poco divina quando fa così. Mi viene quasi da ridere al pensiero, e lo farei se non fosse un discorso serio. Il problema è che non è un discorso nuovo.

Irina, cosa avrei dovuto fare?

Dovevi combattere!

L’ho fatto.

No, tu hai solo cercato di discutere con loro. Ohhh… certo. Hai usato la tua arma segreta. Le chiacchiere.” Il tono cambia, si fa più acuto. E’ una stilettata al cuore, ma il mio volto rimane impassibile mentre la guardo. “Potevamo far capire a quelle… NULLITA’ con chi avevano a che fare.” I suoi pugni si stringono così forte che le nocche sbiancano. “Potevamo prenderci quello che era nostro di diritto! Ma tu NOOOOO. Ci hai fatti andare via come cani bastonati. Dove è il tuo orgoglio… ciarlatano?” Si alza in piedi di scatto. MI guarda dall’alto in basso, incombente come un falco pronto ad effettuare una picchiata.

Non ho paura, perchè sono solo incazzato nero. “Dov’era il mio orgoglio, Irina?” Mi alzo anche io in piedi, più piano e senza staccarle gli occhi di dosso. Riprendo solo quando i miei occhi sono alla stessa altezza dei suoi. “Pensi che mi sia piaciuto? Eh? Pensi che non avrei voluto fargliela pagare in quel momento con gli interessi? Ma…dopo?

Lei non risponde. Mi fissa e basta.

DOPO? Cosa avresti fatto DOPO?” le domando con più enfasi.

Esita per diversi secondi, pur incrociando il mio sguardo. “Ce ne saremmo andati. Potevamo farlo. E sarebbero stati monito per tutti gli altri.” trattiene il respiro, serra la mascella e poi finisce “Io non merito di essere trattata in quel modo.

La sua superbia un giorno la farà uccidere. Lo so per certo. Mi porto la sinistra sugli occhi e li stropiccio. “No, non sarebbe finita così. Dopo i contatti di quelle persone sarebbero venute a cercarci. E saremmo dovuti fuggire ancora ed ancora…ed ancora. Almeno adesso pensano che siamo delle nullità e non siamo pericolosi.

IO NON SONO UNA NULLITA’!” ruggisce come una tigre.

No. Non lo sei. Sei una persona straordinaria, ancora più di quello che tu stessa pensi di te. Ma a volte sei così stupida che ti prenderei a schiaffi

La vedo spalancare gli occhi come se avesse sentito una blasfemia. Ed è così sorpresa da non riuscire a dire nulla.

Tu non pensi MAI alle conseguenze. E’ vero, sei una semidea piena di talento e sono sicurissimo che potresti cavartela. Ed anche Terry… gli dei solo sanno se può morire davvero. E lo so che in fondo pensi che io possa cavarmela in qualunque situazione, anche se non lo ammetterai mai. Ma tu devi scendere dal tuo cazzo di piedistallo. I mostri non sono le cose più pericolose che abbiamo affrontato. In fondo la maggioranza di loro sono come dei grossi animali aggressivi, territoriali, con dei tratti distintivi che si possono imparare ed usare a nostro vantaggio. Gli esseri umani sono molto più pericolosi. Hanno il rancore, i contatti, hanno i poteri, le attrezzature… cavolo, alcuni di loro hanno anche armature potenziate. E che succede se alcuni di loro hanno anche quelle attrezzature che inibiscono i poteri? Eh?

Stavolta aspetto la sua risposta. Ma neanche stavolta mi risponde. Vedo i suoi occhi socchiudersi ed il suo respiro farsi più intenso.

Perchè secondo te non accetto tutti i contratti, alcuni dei quali sarebbero stati PARECCHIO vantaggiosi? Perchè cerco di informarmi sempre sulle persone con cui vado a trattare. Stavolta non è andata bene, te lo concedo. Ma mi sono fatto anche un piano nel caso le cose si fossero messe male. E loro erano troppo pieni di sè da non sentirsi lusingati nel pensare di averci umiliati. Perchè… e questo è il punto in cui divergiamo, io e te… io cerco SEMPRE di non farci rischiare troppo la vita. Io non sono solo, mi trovo in un gruppo. Ed io a TUTTO il gruppo devo pensare.

Il respiro di lei rallenta, lo sguardo perde di intensità. Ed io sono dannatamente stanco.

Sono il più debole di voi, e mi ritrovo a dover pensare ad ogni cosa. Terry peggiora giorno dopo giorno e non riesco ancora a trovare la soluzione” scuoto il capo con fare sconfitto. Il pensiero del nostro compagno di viaggio fa abbassare gli occhi anche all’orgogliosa semidea. “E tu…” il mio tono di voce si abbassa, si addolcisce. “Irina, sei una persona straordinaria. La tua conoscenza acquisita sul campo è di valore inestimabile. Io e Terry abbiamo appreso tante cose da te. Dovresti essere TU a guidarci. E invece…

Smetto di parlare. Ho raggiunto il limite. Ho bisogno di riposare. Mi incammino sbadigliando verso la mia tenda. Sto per entrare, ma mi volto un’ultima volta in direzione di lei. Irina si è seduta, e sta guardando il fuoco pensierosa.

Irina

Lei si volta a guardarmi. Ha perso la sua arroganza. Vedo solo una donna confusa.

A volte la freccia più utile è quella che non viene scoccata. E te lo giuro, da sola non sarai mai così brava come adesso.

Entro nella tenda, mi metto nel sacco a pelo e chiudo gli occhi. MI addormento quasi subito. L’ultima cosa che sento è il crepitare della legna del focolare.

Quello che non mi piace di te

Quando mi sveglio sento di nuovo il suo peso. E’ sdraiata su di me, con il lato destro del volto appoggiato sul mio petto e le mani che mi stringono i fianchi. I suoi lunghi capelli biondi sparsi, e la luce che proviene dalla finestra oltre la porta aperta della stanza da letto li illuminano neanche fossero fatti della stessa materia della luce del Sole. Dorme tranquilla, respira appena. Per non so quanto tempo la guardo senza fare nulla, poi non resisto e le accarezzo la testa, scendendo poi sul volto ed infine sul collo. Lei si sveglia proprio in quel momento, accennando un sorriso ed accompagnando con la testa il movimento della mia mano.

Buongiorno” apre gli occhi, sbadigliando rumorosamente.

Good morning, sunshine” replico mentre la mia mano scende sulla sua schiena, ed i miei polpastrelli quasi scivolano tanto la sua pelle è liscia. Un gran bel scivolare.

La vedo cercare con le mani a tentoni il lenzuolo che ci copriva e che ormai è scivolato sulle nostre gambe. Se ne accorge ed infatti le solleva entrambe, prima una e poi l’altra, e mi ricorda una vecchia sitcom televisiva italiana. Riesce solo ad allontanare il lenzuolo ancora di più. Sbuffa. “Dovrò rubarti un altro pò di calore” mi dice per poi abbracciarmi e stringermi ancora di più.

Mi domando se il paradiso sia una camera di albergo dalle pareti azzurre con vista sulla Senna, due bicchieri di vino vuoti sul comodino accanto al letto, un quadro dai vaghi toni impressionisti sopra di noi e soprattutto un angelo che mi desidera. Il mio corpo poi reagisce al suo tocco tanto che lei fa una risatina maliziosa. Sorrido anche io, poi porto le mani incrociate dietro la nuca e faccio un profondo respiro.

Ho sentito la tua aria e sapeva di pensieri profondi“. Lei mette i palmi incrociati di entrambe le mani sul mio petto e poi poggia il mento su di essi, per potermi vedere bene. I suoi occhi verdi mi scrutano nell’anima, come sempre.

…ho scoperto una cosa che mi dà fastidio di te. Ci riflettevo da un pò, e adesso ne sono certo

C’è qualcosa in cui non sono PERFETTA per te?” i suoi si spalancano in maniera melodrammatica. Fa un broncio così bambinesco che per poco non scoppio a ridere e lei dopo esserci riuscita ridacchia. “Ed in cosa dovrei migliorare?

Sento la tua… mancanza

…io sono qui.” mi dà un leggero colpetto sulla fronte.

Si, si, lo so… è che quando non ti vedo mi manca qualcosa. Di solito è un pensiero remoto che riesco a tenere a bada, ma in alcuni casi è… insopprimibile.

Lei non dice nulla, ma con l’indice della destra cominciare a disegnare immaginari cerchi intorno al mio capezzolo sinistro.

C’è una parte di me, una piccola parte, così patetica e disperata che vorrebbe chiuderti a chiave in una stanza per essere sicuro di non perderti e che non ti succeda nulla

… e c’è una parte di me che ci starebbe anche volentieri” replica con voce impostata, come se recitasse una parte. Ed in effetti mi coglie impreparato e piacevolmente sorpreso. “Che c’è? L’abbiamo visto giusto ieri sera.” Scuoto il capo divertito. “Eeee… perchè non lo fai? Sentiamo.

Perchè quando sei libera…risplendi. E tutto risplende intorno a te. Tutto vive ed io mi sento più vivo.” sospiro “Quindi è come avere un punto debole fatale e non poterci fare nulla perchè se me lo togliessi… morirei.

Lei ascolta queste parole in silenzio, assorta. Poi si arrampica fino a raggiungere il mio viso e mi bacia. Per diversi secondi sento il suo tocco e gusto le sue labbra morbide. Quando si stacca, sussurra “Non vado da nessuna parte.” e poi in tono più alto “E visto che siamo in argomento, anche tu hai diverse cose che non mi piacciono

Davvero? Tipo?” la osservo incuriosito.

Lei lentamente si sposta fino a sedersi sui miei addominali, mostrandomi il suo corpo armonioso che rivaleggia con le opere dei migliori scultori dell’antica Grecia. “Da dove comincio?” comincia ad usare le dita per aiutarsi nel conto “Sei un musone, ti lamenti quasi sempre per tutto, ti credi sempre il più furbo della stanza anche quando non lo sei, trovi un sadico divertimento a testare la pazienza delle persone, soprattutto quella di mio padre….

Auch!” porto una mano al cuore “Difetti orribili. E perchè tu sei qui con me?

Fortuna. TANTA fortuna.” poi sorridendo aggiunge “Ma come cose secondarie… direi i tuoi occhi. Mi piace come mi guardi. Mi fai sentire unica al mondo. E poi il modo in cui mi parli. All’inizio eri così impostato, ed adesso ogni tanto riesco persino a sentire tracce del dialetto della tua terra natia. Mi piace la tua onestà, come quello che ci siamo detti adesso. E adoro la tua fragilità, quella che non ti fai problemi a mostrarmi e che ai miei occhi è il più prezioso dei gioielli.”

Dopo queste parole mi metto anche io a sedere e l’attiro a me, baciandola di nuovo per un tempo indefinito. L’idillio viene interrotto solo dai nostri stomaci. Borbottano quasi all’unisono. Il suo più del mio.

Va bene, devo rimangiarmi momentaneamente quello che ti ho detto. Credo che andrò nell’altra stanza per vedere se ci è rimasto qualcosa da mangiare da ieri sera” scende dal letto, ed una volta in piedi si stiracchia “Ma non preoccuparti, sentirai la mia voce così non ti sentirai un bambino abbandonato. Possiamo approfondire quella cosa che mi avevi accennato ieri sera, di quel bambino che è riuscito a fregare il più grande dei truffatori….

Non credo di volerne parlare” ma mi viene da ridere “Sono…fanfaronate da ubriacatura

TI PIACEREBBE!

La sua risata la accompagna mentre si allontana in direzione della stanza vicina. La osservo mentre la luce che la inonda la fa apparire solo come una sagoma sinuosa e sensuale. Dio, sono momenti come questi che mi farebbero venire voglia di correre per strada ed urlare a gran voce che Amelie Albedo sta con me. E di raccogliere come nettare prelibato tutta l’invidia delle altre persone. Ma non sono una spaccone. Non fino a questo punto. Ma quanto mi andrebbe!

Prima di scomparire del tutto dalla mia vista, si volta un’ultima volta a guardarmi. E mi rendo conto che quella sensazione così spaventosa non se ne andrà mai. Per quanto mi possa sforzare, per quanto possa cercare di sopprimerla. Ci sarà sempre quel ghiaccio sottile sotto i miei piedi. Ci sarà sempre quella sensazione di sparire nell’abisso da un momento all’altro. Ma lei adesso è qui con me. E sa che potrà contare sempre su di me, come io di lei. Me lo farò bastare.

Jurassic World – Il Dominio (ovvero la fine dei “meravigliosi” dinosauri)

ATTENZIONE: la specie di recensione che state per leggere contiene spoiler non solo sul film in questione, ma anche molto probabilmente sugli altri capitoli di tutto il franchise. Quindi, visto che abbiamo messo in chiaro la cosa, buona lettura ^^

1994: il film “Jurassic Park” è uscito nella sale cinematografiche da più di un anno (ed il mio primo film al cinema risale al 1996) ma finalmente riesco a vederlo, anche se non ricordo se su un canale televisivo o tramite un cd/dvd. Ed è amore a prima vista: la storia è avvincente (addirittura con tinte horror), i personaggi sono tutti utili ed importanti nello svolgimento degli eventi… e poi ci sono i dinosauri. Una delle mie passioni da piccoli, sullo schermo si ergono immensi, possenti, meravigliosi. La scena di loro che vedono per la prima volta il brachiosauro è ancora una delle mie scene preferite. Come loro anche io rimango abbagliato dall’idea di un essere tanto antico e tanto immenso eppure così reale. E gli stessi dinosauri sembrano così reali ai miei occhi, in un misto di CGI e di animatronic. Certo, non era un film esente da difetti (due su tutti: quelli non sono velociraptor e la straordinaria capacità di una ragazzina con il pallino dell’informatica di maneggiare computer come i migliori tecnici disponibili sul mercato) ma intrattiene, istruisce, appassiona.

Il tempo passa e visto che il primo film ha avuto un successo strepitoso vedo anche i seguiti. Il secondo parte da una idea interessante (cosa farebbe un dinosauro nel mondo civilizzato?) ma è piuttosto scialbo, il terzo è un tentativo di tornare al primo episodio ma è totalmente dimenticabile (nonchè un pò troppo commedia).

Inizia quindi la seconda trilogia, quella che esordisce con “Jurassic World”. E questo film ammetto che mi piaciucchia ma per i motivi totalmente sbagliati. Lo considero ancora adesso il mio “Rocky IV” della preistoria. E’ così esagerato in alcuni tratti da essere paradossalmente divertente (lo scontro finale tra Indomitus vs Tirannosauro e “Velociraptor” è così tamarro da essere parecchio godibile, almeno per me, e non mi dimenticherò mai che una donna con tacchi a spillo può correre così veloce da non farsi mangiare da un T-Rex XD e per poco dimenticavo il fighissimo “mestiere” di domatore di Raptor. ) anche se in pratica è una specie di “What if…?” che conferma il motivo per il quale non poteva che fallire il primo Jurassic Park. “La vita trova sempre un modo per andare avanti”. Il secondo episodio della trilogia aveva secondo me due cose interessanti: 1) la mutazione dei dinosauri che ad una di loro (Blue) ha donato una empatia quasi umana, 2) si ha la capacità di ricreare specie morte da millenni e nessuno ha mai pensato di usare questa tecnologia per far rinascere un essere umano? Il problema, come sempre, è la storia in sè. Si regge a stento, c’è come sempre il “nuovo dinosauro speciale del film” e sostanzialmente quasi tutti prendono decisioni decisamente opinabili (Si ragazzina… sto parlando proprio di te U_U)

Arriviamo quindi (finalmente) a “Jurassic World – il Dominio”. Le premesse in realtà mi incuriosivano non poco: i dinosauri sono diventati presenza stabile sulla Terra e si sono diffusi per tutto il globo. Per qualche motivo mi immaginavo qualcosa di “post-apocalittico” modello “Cadillacs e Dinosauri”… ma mi sbagliavo. Perchè i dinosauri, in questo nuovo mondo, sono diventati degli “animali”. Grossi, potenti, pericolosi, ma pur sempre animali. La “meraviglia” è definitivamente scomparsa, tanto che i personaggi della storia ormai non fanno più una piega nel vederli. Ed in più c’è sia l’ennesima corporazione che vuole sfruttare i dinosauri per fare soldi (paradossalmente non usando nemmeno dei dinosauri ^^”) e c’è anche qui l’ingegneria genetica che ha creato nuovi mostri (ed io continuo a domandarmi perchè permettano ancora al genetista del primo Jurassic Park di avere un laboratorio, visto che ogni sua “creazione” porta con sè un sacco di morti). Ma forse l’errore più grande sono i protagonisti della storia. La chimica tra Owen e Claire mi è apparsa molto poco credibile, e la bambina in realtà è protagonista involontaria di una specie di retcon dell’episodio precedente, che quindi ha portato me a paerdere ogni interesse per lei. Come molti se non tutti, il rivedere insieme ai protagonisti “recenti” anche le vecchie glorie mi ha provocato un sottile piacere (niente è peggio dei ricordi XD) ma in questo film sono stati usati in maniera ridicola: dei 3 la dottoressa Sattler è forse l’unica che ha effettivamente qualcosa da dire, il dr Malcolm si trova in un determinato posto in pratica solo per fare andare avanti la trama e poi c’è il Dottor Grant. L’Indiana Jones dei dinosauri (così lo immaginavo nel primo Jurassic Park) è diventato una persona stanca, svogliata e che fa tutto quello che fa SOLO per avere l’opportunità di una vita amorosa con la dottoressa Sattler. E la cosa mi ha ferito tantissimo. Per non parlare del cattivo, il signor Dogson, lo Steve Jobs della mega società che lavora in campo genetico, capace di passare dal poco attento allo stupido finendo all’imbarazzante. Comunque il film ci prova davvero a farsi apprezzare, e devo dire che nelle due ore di visione non mi sono nemmeno annoiato ed hanno persino cercato di nuovo di mostrare un mortal kombat tra dinosauri (riuscito abbastanza maluccio). Il film termina con una morale ecologista, ovvero che la Natura trova sempre un equilibrio. Cosa abbastanza sbagliata, visto che è dimostrato che portare in una zona specie aliene significa molto spesso portare alla distruzione la specie preesistente.

In conclusione, cosa dire di “Jurassic World – il dominio”? E’ un film guardabile, pieno di scene d’azione e si vedono un sacco di dinosauri. Se a voi basta questo, dategli una opportunità. Ma personalmente credo sia un film senza più alcuna meraviglia e quindi lo dimenticherò senza troppi scrupoli. I dinosauri sono morti. E quelli che sono rimasti sono solo animali enormi sullo sfondo che cercano, senza realmente volerlo, di portare avanti un messaggio ecologista.

Alla prossima.

La stella del mattino brilla su di te…

… insomma, gli era stato detto che un intervento armato con armi tradizionali non avrebbe portato a nulla. Ma il signore di quella regione non era d’accordo, non ascoltò le indicazioni mie e del mio gruppo e decise di fare di testa sua. Da una parte lo capivo. Gli aveva ucciso la moglie che adorava… o meglio l’aveva resa una specie di parassita non morto che per poco non lo aveva ucciso a sua volta. Il figlio dopo la tragedia era diventato un giovane senza madre, con un padre che lo aveva imbottito di odio cieco e sconsiderato nei confronti di quella creatura. Ma rispetto al suo genitore ancora vivo aveva invece tenuto in buona considerazione i nostri suggerimenti, e proprio per questo ci aveva rubato la pistola a tamburo benedetta, creata dalla croce di S. Giorgio e caricata con proiettili di argento puro. E noi purtroppo ce ne accorgemmo troppo tardi.

Il ragazzo arrivò nel luogo scelto per “l’imboscata” più o meno nel momento in cui le forze armate militari private erano entrate in contatto con la creatura. Ed era lì. Immobile, pallido come la stessa luna piena che illuminava la notte profonda e allo stesso tempo nero come il buio stesso. Enorme non tanto per la sua altezza quanto per la sua aura minacciosa. E sorrideva compiaciuto mentre ascoltava quei mercenari che gli intimavano di arrendersi. Il giovane ragazzo si era disposto al riparo tra gli alberi, nascosto tra le fronde, con la pistola carica e stranamente pesante tra le mani. E pronto a cogliere il momento buono. La creatura sarà anche forte come dicono, si ripeteva tra sè con un sussurro, ma dopo lo scontro con i militari sicuramente si stancherà e lui ne avrebbe approfittato per dargli il colpo di grazia. E nella sua testa sentiva ancora la voce di suo padre. “Un vero uomo non ha mai paura”. Quante persone sono morte per questa stronzata…

Ora… avete presente quando leggete un libro di qualità modesta, tanto che quando arrivate a metà della storia sapete già come andrà a finire? Al giovane ragazzo bastò che la creatura abbassasse impercettibilmente la testa per capire come sarebbe andata a finire. Il mostro non si mosse, rimanendo in silenzio ad osservare quegli uomini pesantemente armati eppure così indifesi che lo avevano circondato. E ne percepiva i dubbi, le esitazioni. “Perchè non si muove? Cosa… cosa dobbiamo fare?” E poi ad alcuni soldati, forse ormai colmi di tensione, non ressero i nervi e fecero fuoco. E quello fu l’inizio della battaglia. O meglio… l’inizio della cena. Perchè la creatura avrebbe potuto incassare tutti quei proiettili senza problemi, eppure si mosse ad una velocità… irreale. NESSUN proiettile andò a segno. I primi a cadere furono i soldati uccisi dal fuoco amico. E furono i più fortunati. Per qualche secondo il ragazzo che stava assistendo allo scontro pensò di essere impazzito. Era come se il mondo stesso fosse cambiato. Il tempo aveva preso una piega diversa. I soldati sembravano fermi mentre la creatura li affrontava uno ad uno. Sembrava solo sfiorarli, come se li accarezzasse… ma ogni “carezza” era seguita da un’esplosione di sangue, come tanti palloncini. Il sangue… il sangue sul terreno faceva concorrenza allo stesso cielo notturno. Il ragazzo vide quasi due lune, una delle quali riflessa in quella specie di fiume vermiglio che scorreva. Poi finirono i proiettili. Ed il ragazzo non vide i mercenari scappare. Come tanti gatti abbagliati dai fari, non potevano nulla di fronte a questo predatore uscito dagli incubi. E la creatura ne era consapevole. Smise di muoversi a quella folle velocità. E gli ultimi soldati vennero letteralmente dissanguati e diventarono il nutrimento del mostro, che emetteva mugolii di piacere mentre le sue vittime piangevano e si cacavano addosso. Erano consapevoli di essere morti, ma la loro fine… la loro liberazione da questo incubo… sembrava non arrivare mai.

Il ragazzo riuscì a tornare in sè. Aveva innegabilmente, nel profondo, una forza di volontà rara negli esseri umani. E assisteva in silenzio al “pasto” del mostro, che si gustava la sua cena con una lentezza snervante, come se fosse un nettare divino, e lasciando al suolo solo dei gusci rachitici con i volti fossilizzati in una specie di terrore primordiale. Era la sua occasione. La visuale era buona, nessun impedimento e la pistola era stata caricata prima (ed era stato un miracolo, dato quello che aveva visto, che non avesse fatto fuoco per sbaglio)… e puntò verso il nero. E… non riuscì a sparare. La sua mente era vuota se non per una unica e decisiva domanda. “E se lo manco?” Perchè alla fine, più potente di qualunque vendetta o altra motivazione, c’è solo il semplice, grezzo ed invincibile istinto di sopravvivenza. Cominciarono a fargli male i muscoli, di un dolore inaccettabile. E la creatura sembrò rallentare il pasto per un’istante, prima di riprendere.

Per mia fortuna riuscii a raggiungere il ragazzo in tempo, mentre i miei compagni di squadra erano rimasti indietro ad affrontare dei ghoul servitori della creatura. Riuscii a mettergli una mano sulla spalla e contemporaneamente l’altra davanti alla bocca per impedirgli di urlare, ma non sarebbe servito a nulla. Era arrivato al punto di essere così in tensione da non riuscire quasi a respirare. I suoi occhi si stavano facendo vitrei. Gli presi l’arma… e la creatura era davanti a me. Nemmeno guardai il ragazzino che si afflosciava quasi senza vita ai miei piedi. Non potevo staccare gli occhi da quel mostro. L’incantesimo difensivo che mi ero preparato cercava di fuggire dalla mia mente e lo trattenevo a stento. La creatura fece un passo in avanti, solenne, mentre la luna gli illuminava il volto. Aveva ancora le zanne snudate, e gocciolavano del sangue dei soldati. Il naso era acquilino, importante, e per un attimo nella mia mente passò l’immagine di un quadro del 1200. La mani erano sottili, come quelli di un pianista. I suoi occhi… i suoi occhi incrociarono i miei. COSTRINSERO i miei a guardarlo. Dicono che gli occhi sono le specchio dell’anima ed io nei suoi non precepii nulla se non una freddezza non di questa terra. Poi… parlò. Le sue parole erano umane, niente di terribile in apparenza. Erano misurate, ponderate, come una specie di diplomatico. Erano in un tedesco antico, quasi arcaico, ma che riuscii a capire.

Non sei come loro. Eppure potrei accarezzarti e farti diventare una nuvola di sangue, proprio come tutti gli altri”. Le sue dita si avvicinarono al mio volto, e non mi mossi. “Perchè mi guardi così?” si avvicinò ancora di più, fino a sfiorare il suo volto con il mio, e mi annusò come se fosse l’unico modo per risolvere il suo mistero. E dopo averlo fatto… lessi incredulità, seguita però da un largo sorriso che rivelò tutta la bocca piena di sangue. “Tu hai visto qualcuno peggiore di ME.” E rise.. e quella risata non me la dimenticherò mai. A volte echeggia ancora nelle mie notti, come un eco delle caverne del mio passato. In quel momento però mi prese una certa rabbia, tanto da sollevare la pistola fino al suo volto. “La stella del mattino brilla su di te. Ed io mi sono divertito abbastanza per stasera.” Lo sguardo del mostro si abbassò sul ragazzino che sembrava ormai ad un passo dalla morte. “Dì al ciccione che dopo sua moglie verrò per lui.” E detto questo si allontanò piano, dandomi le spalle e concedendomi la possibilità di sparagli. Non lo feci. Non per paura. Ero impreparato ad ucciderlo… ma forse potevo salvare una vita oltre la mia. Il mostro scomparve come fanno i ricordi, dissolvendosi piano nell’aria. Non lo rividi più.