Archivio mensile:giugno 2015

Un martedì

Era martedì, e una volta tanto non era un giorno come gli altri. Tipo quelli che una volta passati il giorno dopo te li sei dimenticati. Tipo quelli che si ripetono giorno dopo giorno, come un film dalla trama così scontata che ad un quarto della visione vorresti uscire dalla sala ma non puoi perchè è come se avessi pagato un biglietto dal costo troppo alto per poterlo sprecare. Tipo…

Ricominciamo (che è meglio). Era un martedì, e stavolta aveva un senso. Per quanto vagamente scocciante. Era il giorno del test di inglese per ottenere il First Certificate of English, ovvero qualcosa che principalmente serve per rendere il mio curriculum più attraente. Incredibile pensare che la mia esperienza come Guardiamarina per 27 mesi molte volte abbia meno valore di aver fatto il cameriere per un anno. (Conosco il lavoro del cameriere: si fanno un “mazzo” tanto e molte volte vengono bistrattati. Hanno tutta la mia stima. Ma io aiutavo nella gestione di motovedette durante uscite in mare di vario tipo… non c’è storia.)

Ma non aveva avuto un grande inizio. Nonostante una notte di riposo senza interruzioni (raramente mi capita di andare a dormire verso le 22) il “Buongiorno!” delle 7 era stato affidato ad un mal di testa. Seguito poi da mia madre, che mi vuole un bene dell’anima ma riesce a far venire l’ansia anche chi è fin troppo tranquillo.  Alle 7:30 ero già fuori casa pronto a dirigermi sul luogo della sede del test, ed arrivo alle 8 anche se sarei dovuto essere lì alle 9:15. Ma so di essere un tipo che si perde facilmente e che ci mette una vita a trovare un parcheggio. (e non prego la Grande Conchiglia da un bel pò)

Arrivo un’ora prima davanti alla sede, vagamente nervoso a causa del cerchio alla testa, e mi aspetto di trovare la ragazza di 18 anni con la quale ho seguito un corso propedeutico a questo test (l’ho sempre vista così nervosa e desiderosa di non fallire questo esame che non mi sarei sorpreso di trovarla “accampata” direttamente davanti alla porta), ma di lei nessuna traccia. Quasi mi preoccupo. Invece mi ritrovo qualcun altro.

Una mia coetanea (Beh, quasi… lei ha 28 anni, è più giovane di me. Giusto per essere precisi senza che nessuno me lo abbia chiesto). Capelli ricci, occhiali (un punto a favore), maglietta dai toni viola/fucsia, jeans e scarpe Superga bianche dalla vita apparentemente lunga ed intensa. Nervosa, e me ne rendo conto ancor prima che alzi lo sguardo per vedermi. Ha un bel volto, anche se piuttosto stanco. La saluto, mi saluta, andiamo a vedere se è il posto giusto e poi le propongo un caffè. Accetta (me lo offre lei). Dopo una dose di caffeina ed il sapore amaro che finisce di svegliarmi (ma sicuramente “aiuta” anche il mio mal di testa) torniamo chiacchierando nel mentre del più e meno. Niente di trascendentale, solo la “fifa” comune per l’esame e l’idea balzana di arrivare qui un’ora prima e rendersi conto di essere ancora i soli presenti. E’ simpatica.

Si fanno le 9, arrivano tutti gli altri. Ovvero… tutti gli altri “liceali” che devono fare l’esame. Tutti ragazzini, almeno ai miei occhi. E come tali, sono esuberanti (soprattutto i maschi) e fanno un pò di casino. Mai amato troppo la confusione, ma in fondo sono divertenti, nel loro affrontare l’inizio prossimo con goliardia ed incoscienza. L’esatto contrario mio e di Marta (la coetanea di prima). Ci danno i numeri identificativi: io sono il 62, Marta è il 63. Quando entriamo in aula, mi siede praticamente dietro.  La confusione portata dai “giovani” dura poco: quando comincia l’esame, cala il silenzio.

Non affrontavo un esame da un pò. Certe sensazioni mi mancavano. La “bolla di silenzio” personale, quei primi minuti di totale confusione che in realtà è solo il cervello che si sta mettendo in moto e focalizza le domande. Il First Certificate è diviso in 4 parti, e le prime 3 sono consecutive. Una specie di “maratona” (per una persona poco allenata come me) dalle 9:15 alle 13 (con pause di 5 minuti tra una sezione e l’altra). La prima parte tranquilla, la seconda sudando freddo e la terza esercitando uno sforzo di carattere lamarkiano per ingrandire le orecchie e sentire meglio.

Pausa, finalmente. Un panino con insalata e bresaola e una bottiglietta d’acqua. Marta decide di farmi compagnia. Forse anche perchè… parlare con ragazzini non è esattamente il massimo, per gente della nostra età. Troviamo una panchina al fresco in un parco lì vicino. E cominciamo a chiacchierare. Si parte delle tre parti di esame appena svolte, passando quindi (e questo è merito mio) alle prossime vacanze, a Malta, al coraggio di fare cose rischiose, al matrimonio fino a scomodare persino la religione e Dio. Mi parla dei sui studi (biologia?), delle sue aspirazioni, delle sue paure. Discorsi seri, eppure affrontati con una naturalezza ed in parte con una leggerezza che si ha di solito con amici, o con persone affini o con le quali si ha una certa empatia. Il mio mal di testa scompare, quasi per magia.

Torniamo alla sede mezz’ora prima dell’inizio dell’ultima parte del test. Io e lei siamo più tranquilli, con quella serenità d’animo dovuta all’esperienza (e al fatto che, se le cose sono andate male, non vale la pena piangere sul latte versato). I ragazzini invece sono nervosissimi, quasi terrorizzati. Sembra quasi un ribaltamento, rispetto a questa mattina. Una ragazza di 16 anni parla con noi, forse cercando di assorbire da noi un pò di sicurezza. Facciamo quello che possiamo. Finiamo per fare l’ultime prova insieme, e secondo me non siamo nemmeno andati male.

Finito tutto, facciamo qualche domanda tecnica alla segreteria, per poi andare via. Sono più o meno le 16. Una volta fuori, il tempo di ultime considerazioni, quindi ci salutiamo.

Allora… ciao. Magari ci rivedremo presto

Già. Sarebbe bello.”

Un ultimo abbraccio, quindi le nostre strade si divergono di nuovo.

Una nota finale: grazie Marta. Grazie per essere stata lì in quel momento, grazie di aver condiviso con me le stesse preoccupazioni ed averle alleggerite, e grazie di essere stata così gentile da avermi fatto compagnia in modo così delizioso.  Ed indirettamente… grazie per aver dato a me la voglia di scrivere ancora, ed era una cosa che mi mancava. ^^

Alla prossima!

P.S.: allora, vediamo… la parte “Reading ed use of English” credo che sia andata bene, la parte “Writing” sinceramente mi preoccupa (uno dei due temi non sono tanto sicuro di averlo fatto bene), la parte “Listening” mi ha terrorizzato all’inizio (non capivo quasi nulla di quanto stavo ascoltando) ma al secondo giro forse me la sono cavata…. la parte finale, lo “Speaking”, credo che sia andata bene perchè io e Marta abbiamo fatto un gran bel gioco di squadra senza tentennare (o quasi). Non so se alla fine riuscirò a passare la prova (lo saprò il 21 Luglio), ma ho sensazioni positive.