Probabilmente ho raggiunto una specie di “punto di rottura”. E sarebbe anche ora.
Ho sempre pensato che momenti come questi fossero una sorta di “esplosione” (dall’interno verso l’esterno)… ma nel mio caso è avvenuta un’implosione. Tutte le strutture che si erano create fuori da me mi sono crollate addosso, eliminando (credo) quello che era stato costruito nel mio animo.
Almeno credo, c’è ancora un bel polverone e non si vede bene. Se dovessi ragionare da “nerd”, ho letto troppi fumetti e visto troppi cartoni animati per dare un giudizio prematuro ed infallibile. Devo attendere.
Leggendo vecchi dialoghi che ho avuto su messenger (quanto mi manchi…) con alcune persone, una volta rivelai a qualcuno che mi sentivo un uomo senza sogni. Ho conosciuto persone che volevano continuare ad usare il loro lato artistico nel lavoro, chi voleva andare in Germania e rendersi totalmente indipendente, perfino persone che desideravano una determinata automobile (e forse ce l’ha fatta)… io non avevo sogni. Volevo essere sereno, ecco tutto. E magari, ogni tanto, riuscire ad essere felice. Ma erano desideri troppo vaghi, costruiti sulla sabbia. E visto che in realtà si inseguono i sogni soli con forti stimoli, e quindi con forti emozioni… io non pensavo di averne.
La vita mi ha smentito, un paio di volte. Sono stato capace di ardenti passioni, di slanci per me impensabili. Ed il “fuoco sacro” di quelle stesse passioni mi ha consumato fino alla cenere. Non sono andate bene, questo si è capito. Ed in realtà mi hanno lasciato sgomento, sbalordito e distrutto. Peggio di quanto potrebbe riuscire a fare mia madre quando è incavolata e non si rende conto di quello che dice (e vi assicuro che può raggiungere livelli quasi “artistici” di cattiveria, anche se in realtà vorrebbe darmi un altro tipo di reazione). Ma hanno dimostrato che in me c’è terreno fertile anche per questo. Sicuramente per poter usare il mio terreno ci vogliono piante incredibilmente resistenti, ma è possibile.
Il polverone è ancora alto, e chissà per quanto ancora lo sarà. Mi muovo a tentoni, tasto nel vuoto affidandomi all’unico senso che può darmi la sensazione di “qui e ora” ed ignorando vista ed udito, troppe volte menzonieri.
Ho seguito la corrente per così tanto tempo che ormai potrei non avere sufficiente forza nelle braccia per prendere i remi e cercare di cambiare direzione. E mi rendo conto che il fiume non è solo la casualità della vita, ma a volte anche le persone che mi sono più vicine, che per fare il mio bene vogliono che segua la loro direzione. Con questa idea: sei alla sbando, non sai dove andare, ascolta noi che vogliamo il tuo bene. Ma anche in questo caso, non è la dimostrazione di non avere un minimo di carattere proprio? O forse è solo la mia innata ed inconscia voglia di non chiedere aiuto a nessuno? In realtà, per quanto mio padre dica (quasi sicuramente a ragione) che senza un aiuto non si va da nessuna parte (in ambito lavorativo), c’è una parte di me che la rifiuta con sdegno. E non riesco a placarla, neanche lontanamente. O forse non voglio… perché mi sembra una delle parti più pure di me. Posso io permettermi di eliminare qualcosa di tanto bello?
Io vorrei riprendere a leggere. Mi manca la lettura svagata, quella che cominci quando ti va e la finisci quando la tua “sete” si è momentaneamente placata. Se riprendessi a leggere in questo modo, forse riprenderei anche a scrivere. È da qualche mese che ho nella testa personaggi che desiderano ardentemente che io crei loro posti dove poter vivere. E a volte mi danno indizi del loro futuro che mi spingono quasi a raggiungere la tastiera del pc… prima che intervenga questa auto-costrizione che fa fermare tutto sul nascere. Perché? “Non è utile, non serve”. Ma sarà poi vero?
Il polverone del crollo non mi permette di vedere cosa è rimasto in piedi. Ed essendo io persona abbastanza piena di dubbi ed insicurezze, forse sto aspettando di sapere cosa è rimasto in piedi.
Ma non è meglio che tutto sia crollato? Da un “ground zero” si può ricominciare. Si può pulire il terreno, e poi ricominciare a costruire. Magari qualcosa di nuovo, qualcosa di diverso, qualcosa che potrebbe non piacere a persone esterne a te (ti ricordavano come un diverso tipo di costruttore) e che potrebbe attirare critiche. Magari potrebbero dirti che non hai tempo per ricostruire, che sei di là con gli anni, che potresti morire prima di riuscire a ricostruire un edificio tanto diverso dai tuoi canoni.
E chi sei tu per smentirli?
“Sono Giovanni“. Magari potrei partire da qui.
Alla prossima.