Archivio mensile:gennaio 2015

Per non dimenticarsi

Ho appena finito di vedere al cinema il film “Still Alice”, quindi spero vogliate perdonarmi per la poca fantasia o per eventuali errori che troverete quando pubblicherò l’intervento. Cerco di scrivere lasciandomi trasportare dal momento e dai sentimenti che mi riscaldano.

Il film che ho visto è… bellissimo e profondamente triste per la sua impossibilità ad un lieto fine. Alla protagonista, un’affermata ricercatrice e docente universitario in ambito linguistico, viene riscontrata una forma rarissima di morbo di Alzehimer. Lentamente comincia a perdere pezzi della cosa più importante: la memoria. Inizia con il non ricordarsi dei vocaboli, poi perde l’orientamento, poi il ricordo dei figli. È… straziante. Sai che non guarirà. Non c’è un lieto fine alla storia, non ci può essere. Ti appassioni alla lotta di questa donna fino a che gli è possibile, fino a quando perde sé stessa.

La memoria. La protagonista ha bisogno di una se stessa del passato per ricordare di essere stata una donna meravigliosa con una bellissima vita, ed i figli le sono accanto a testimoniare quanto sia stata importante per tutti. Non voglio scomodare quella terribile malattia, ma mi domando quante persone abbiano perso la memoria di se stessi durante la vita. Quante volte abbiamo smarrito la via? Quante volte le avversità ci hanno stordito, confuso, abbattuto? Quante volte ci siamo rialzati e ci siamo detti qualcosa tipo “… forse non sono chi mi credevo di essere. Ho vissuto una bugia che mi sono creato da solo”?

Mi è successo parecchie volte. Anche adesso ho “vuoti di memoria”. Ma per quanto imperfetto, per quanto restio ad aprirmi con il mondo, ho sempre avuto la fortuna di avere accanto qualcuno che mi ha ricordato il mio vero Io. A volte ha dovuto urlarmelo nelle orecchie più e più volte, perché sono cocciuto, e ha anche dovuto farmi “del male” affinché lo ascoltassi. Io penso che possedere una memoria sia forse l’unico vero motivo per vivere una vita che a volte si diverte a farci sorridere e a buttarci nel fango con la stessa imprevedibilità, e quindi dobbiamo aggrapparci ad ogni singola sensazione positiva che possiamo tirar fuori da quello che ci succede. Ma penso anche che è nostro dovere ed interesse condividere quando appreso con chi ci è vicino, con chi ci vuole bene. Se l’aspetto più dolce della faccenda non vi interessasse, fatelo per egoismo: saranno gli unici a ricordare al mondo che ci siete stati, che avete lasciato un segno da qualche parte. Altrimenti verrete dimenticati. Ed è peggio che morire.

Scusate in anticipo la superficialità dell’intervento, sono sicuro che quando lo rileggero’ domani mi sembrerà scontatissimo… ma non sono riuscito a  non scriverlo.

Alla prossima.

Invisibilità

Mi ritrovo in mezzo alla folla. Cammino. Mi guardo attorno. Muto, assorbo tutto ciò che mi circonda. Un murales colorato sulla facciata di un palazzo anonimo, la sottile fragranza di un giglio appena sbocciato, la ninna nanna sussurrata da una mamma al suo piccolo nel passeggino. Vivo il mondo come tutti potrebbero viverlo. Assorbo tutte le sfumature che lo rendono prezioso. Ma nessuno sa più come si fa. A nessuno viene più ricordato. Il “futuro” ha ridotto il tempo, massimizzato l’utile ed escluso il “superfluo”. La bellezza è superflua, non necessaria, ma è anche l’unica che nutre lo spirito. E noi “[…]siamo fatti della stessa sostanza dei sogni”, diceva il Grande Bardo. È divertente: uno dei pochi che si ricorda di questa piccola verità non ha le parole per esprimerlo ad altri.

E poi, a pensarci bene… conoscere questa “verità” è davvero una fortuna?

A spasso per Roma – Riserva Naturale di Monte Mario (parco Mellini) e una sorpresa “lussuosa”

Fedele all’assunto “Se non trovi nessuno  che vuole accompagnarti, vuol dire che chiedi alle persone sbagliate” per una giornata a Roma, possibilmente all’insegna di una lunga passeggiata e di scoperta di posti nuovi, ho scelto come compagna di avventure la mia carissima amica A., al momento a Roma in “vacanza” e camminatrice professionista. In realtà era più che altro per vederla e chiacchierare un po con lei, ma la passeggiata era voluta da entrambi.

Dopo essere arrivati alla fermata metro Ottaviano, lei mi dice che gli sarebbe piaciuto andare a vedere un parco di cui aveva sentito parlare e che si trovava nella zona di Monte Mario. Quindi, una volta usciti dalla stazione, abbiamo imboccato via Lepanto fino ad arrivare a Via delle Milizie, e da lì una lunga camminata fino a raggiungere Piazzale Clodio. Una piccola pausa pranzo in una pizzeria (erano più o meno le 14, e ci siamo goduti un pezzo di pizza con le zucchine che non era male) e quindi subito ripartiti, prendendo via Falcone e Borsellino, inerpicandoci letteralmente in una salita abbastanza ardua per due come noi pieni di buona volontà ma fisicamente fuori forma. Alla fine riusciamo ad arrivare alla Riserva Naturale di Monte Mario, e una volta lì siamo entrati nel parco Mellini.

Di per sé, il parco non aveva niente di speciale. È tranquillo e molto fresco, ma la cosa che me l’ha fatto apprezzare enormemente è stata la visione panoramica.

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La foto non è granché, ma si può vedere San Pietro e l' Altare della Patria

Lo so, la foto non rende molto perché la giornata era uggiosa e con una pioggia sporadica e sottile, ma provate ad immaginare questo panorama con in una splendida giornata di Sole. Vedere S.Pietro, l’Altare della Patria, il Lungotevere… era come avere Roma nel palmo della mano. Poi, salendo fino in cima al parco si trova un ristorante e una terrazza panoramica con annessi cannocchiali a gettoni. Un posto secondo me molto romantico (non per niente la vietta della terrazza panoramica è chiamata viale degli innamorati XD) ma evitate il gelato del bar, visto che costa troppo per la porzione che ti offrono e secondo me non è granché. Siamo rimasti sulla terrazza qualche minuto, gustandoci (si fa per dire) il gelato e accarezzando diversi gatti lì presenti che non disdegnavano affatto delle coccole.

Poi abbiamo ripreso il cammino, e tanta altra strada abbiamo fatto. Per darvi un’idea di quanto abbiamo camminato, siamo andati su Google Maps e abbiamo calcolato un viaggio di ben 13,5 km, la maggioranza dei quali in salita. Cosa ho guadagnato? Due piedi gonfi e doloranti ed un certo dolore ai reni… ma anche una giornata splendida come la mia compagna di viaggio ^^. Giornate del genere mi mancavano molto. E sinceramente non capisco bene perché diverse persone che conosco siano così restii alle passeggiate. Io ed A. abbiamo fatto una marcia di un certo impegno, sicuramente “da matti” e non fisicamente alla portata di tutti, ma oltre all’aspetto ludico-esplorativo io apprezzo molto la “stanchezza soddisfacente” della fine della giornata: si, molto dolore ai piedi ^^” ma anche un riposo particolarmente ristoratore ed appagante. Oltre al fatto che una camminata a passo svelto di almeno mezz’ora al giorno aiuta a mantenersi in forma senza dover ricorrere necessariamente a palestre ed affini. Insomma… perché pagare per correre su un tapis roullant quando con una buona giornata puoi goderti le bellezze anche nascoste (e da trovare) dei posti in cui ti trovi?

Chiudo con una piccola chicca: mentre camminavamo lungo via Trionfale, abbiamo in incrociato viale del Parco della Vittoria… e ci siamo sentiti improvvisamente molto, MOLTO ricchi XD

Alla prossima!!