Domenica 16 è stata una giornata che mi sono concesso per me. Ho riprovato la mia solita traversata dell’Appia Antica, approfittando di una insolita e benvenuta giornata di Sole, per poter fare un pò di spazio nei miei pensieri e cercare di rimetterli un pò in ordine nella testa. C’è un sacco di rumore di fondo lì dentro. Non è servito a molto a dire il vero… ma ho avuto il Sole e la possibilità di fare un passo dietro l’altro quindi cerco di vedere il lato positivo. Ed in più ho di visitato le catacombe (e la Basilica) di San Sebastiano, quindi non posso lamentarmi.
Un piccolo cenno storico: il sito era nato come cava di pozzolana e tufo, poi una volta in disuso divenne un luogo di sepoltura pagano verso la fine del II sec. Usato dai cristiani come loro cimitero, favoriti dalle proprietà dei materiali di cui era composto il terreno (il tufo è una pietra morbida e la pozzolana è una specie di malta) crebbe fino a creare una serie di tunnel lunghi circa 12 km, distribuiti su 3 livelli (3, 9 e 12 metri di profondità).
La nostra gentilissima guida ci ha condotti (a me e altre 4 persone) lungo le strette gallerie situate a 12 metri di profondità, facendoci vedere i vari loculi usati per dove riporre i resti delle persone defunte (alcuni dei quali erano davvero troppo piccoli, segno che diversi di loro erano bambini). Ci ha mostrato che queste catacombe raccoglievano ogni tipo di persone, ricche e povere (per lo più le seconde), mostrandoci varie iscrizioni presenti presso alcuni loculi, che variavano sia di qualità che di grandezza.
Infine siamo arrivati in un’area molto ampia denominata “la piazzola”, adesso sotterraneo ma una volta a cielo aperto, e qui abbiamo avuto modo di vedere 3 tombe di tipo monumentale. Dei mausolei, probabilmente appartenuti a dei liberti facoltosi, che non sono si distinguevano per le decorazioni interne di pregio, ma per il fatto che fossero praticamente a due piani: nel piano inferiore era presente un’area dove i parenti del defunto si riunivano una volta l’anno per mangiare un pasto in suo onore, una specie di rinfresco chiamato “refrigerium”. Pratica quest’ultima che è stata sicuramente praticata anche nell’ultima area visitata, poco sotto la basilica, dove è possibile leggere diversi graffiti inneggianti a Pietro e Paolo. Perchè? Ve lo spiego nelle curiosità.
E quindi siamo emersi dalla profondità sbucando all’interno della Basilica di San Sebastiano (fuori le mura, per distinguerla da un’altra presente all’interno di Roma), ammirando fin da subito lo stupendo soffitto ligneo intagliato e decorato rappresentante sia il martirio di San Sebastiano che gli stemmi del cardinale Scipione Borghese sia di papa Gregorio XVI. Poi sono stato attirato subito la due opere: la prima è la scultura di “San Sebastiano giacente”, ad opera dello scultore Giuseppe Giorgetti, la seconda è la splendida “Salvator Mundi”, ultimo capolavoro di Gian Lorenzo Bernini.
Ora, qualche piccola informazione/curiosità:
1) la storia di San Sebastiano è abbastanza famosa: in breve fu un soldato facente parte dei pretoriani, le guardie del corpo dell’imperatore Diocleziano (un corpo militare d’elite), che sfruttò la sua posizione per favorire la diffusione del cristianesimo. Ma l’imperatore aveva in odio i cristiani, e quando seppe di avere una sorta di “serpe in seno” lo condannò a morte: fu legato ad un palo sul Palatino, denudato e trafitto da dardi fino a “sembrare un istrice”. E proprio in questo punto si fermava la mia conoscenza del santo, visto che in effetti l’immagine del santo è legato al suo supplizio tanto particolare. Ebbene… mi sbagliavo. Mi sono sorpreso quando ho scoperto che la storia non finiva qui: in realtà riuscì a sopravvivere a quel supplizio, visto che fu dato per morto dai suoi esecutori e lasciato alla mercè degli animali selvatici, ma Irene da Roma (santa anch’essa) lo recuperò ancora in vita e lo trasse in salvo, curandolo da ogni ferita. La sua guarigione fu comunque prodigiosa, e San Sebastiano decise di proclamare direttamente la sua fede all’imperatore, che stavolta lo uccise per davvero: fu flagellato a morte, e quindi il suo cadavere gettato nella Cloaca Maxima. Ma anche in quel caso il suo corpo fu recuperato dalla matrona Lucina e portato alle catabombe che presero il suo nome. O almeno, questo è quello che dice la tradizione…
2)… vi ricordate quando vi ho parlato dei graffiti nelle catacombe inneggianti a Pietro e Paolo? Nelle tradizioni dei primi cristiani, si lasciavano invocazioni o preghiere ai santi soprattutto quando era presente qualcosa di “fisico” appartenuto a loro. Ed infatti molti storici suppongono che in dato periodo storico i corpi dei due santi (o delle reliquie legate a loro) vennero appunto trasportate all’interno delle catacombe di San Sebastiano. Quando però ho chiesto alla guida se sono presenti indicazioni scritte simili per il povero Sebastiano, ha ammesso che in effetti non sono presenti.
3) il termine “locus ad catacumbas” (probabilmente dal greco katá kýmbas, “presso l’avvallamento/la cavità”) indicava un avvallamento presso la via Appia. Alcuni studiosi pensano si riferisca all’avvallamento dove si trovano le catacombe di San Sebastiano… che quindi possono vantare il piccolo primato di aver dato il nome a tutte le altre sepolture cristiane.
4) l’indirizzo della Catacombe di San Sebastiano è via Appia Antica 136. Sono aperte tutti i giorni (ad esclusione del mese di Dicembre) dalla 10 alle 17 (ultima visita a partire alle 16:30). Il prezzo del biglietto è 8,00 euro (5 il ridotto). Ogni visita necessita di una guida. Per maggiori informazioni vi rimando a questo sito.
Quindi, consigliato? SI, ma… il giro delle catacombe ha una durata cha varia dai 30 ai 40 minuti, e volendo perdere un pò di tempo ad ammirare la basilica si spendono altri 10 minuti. Occupa relativamente poco tempo, quindi ve la consiglio se siete non troppo lontani dal sito e magari vi va di farvi una passeggiata sull’Appia antica. E nemmeno Roma dista molto, se siete forniti di macchina.
Alla prossima!