Archivio mensile:febbraio 2016

Il cassetto disordinato delle emozioni (2)

Dove abbiamo lasciato Roland?

Credo che lui ed il suo gruppo stessero per affrontare i Lupi di Rombo di Tuono.

E… quella storia di… Villa di mele?

…??

… dai, quello con la balena bianca.

Ahhh, intendi Melville. *ridacchia* Erano in mezzo al mare ed avevano incontrato un’altra nave con delle notizie sulla balena.

Non è per farti arrabbiare, ma mi spieghi perchè i due gruppi sono fermi ancora nella stesso posto?

Beh, sai… non ho molto tempo.

Eppure mi sembra che la sera la passi giocando ai videogames. Quel giochino post apocalittico è anche divertente… ho riso un sacco quando sei riuscito a rigirare la frittata con le chiacchiere a quello che stava per sparare alla coppia… ma non parla di una caccia ad essere gigantesco o di una ricerca di una torre oscura attraverso mille pericoli.

E’ vero, ma…

Poi ci sono quelle uscite che avevi progettato. La maggior parte delle città che hai citato non sapevo neanche esistessero, ma sono sicuro che nascondono delle cose interessanti da scoprire. O almeno, arrivarci sarà bello, no?

In teoria si…

Quindi quando partiamo?

Il fatto è che non c’è nessuno che mi accompagna…

…. e da quando questo è stato un problema? Fai come quando vai al cinema.

Non è proprio la stessa cosa…

Un’ultima cosa: quando riprendi a scrivere quei racconti che avevi cominciato? Il tizio invisibile non parla tanto e comunque mi inquieta un pò. Non so mai da dove spunta, e quando gli faccio qualche domanda mi guarda in modo strano e non risponde!!

Non lo so. Forse mai.

E perchè?

Non lo so. E’ che… tutto mi sembra così banale ed inutile.

Banale ed inutile?

Insomma… sto cercando un lavoro che non trovo. E mi rendo conto che per la stragrande maggioranza di questi io non ho la minima competenza. E quando torno sul blog mi sento un pò più sollevato, leggero, cioè solo quando sto facendo qualcosa di strettamente personale. Insomma, non sono nemmeno capace di pensare ad usare quello che scrivo come sostentamento! E poi, scrivo di cose stupide, banali, già viste e sentite.

….

Perchè quello che mi piace non mi serve a nulla?

Perchè parli così male delle tue passioni? Cosa ti hanno fatto di male? Ti fanno arrabbiare con gli altri? Ti obbligano a fare cose che non vorresti? Quello a volte lo faceva uno dei tuoi lavori… insomma, forse TUTTI i tuoi lavori l’hanno fatto. Forse è per questo che non ti impegni molto?

….

Io non ho mai lavorato in vita mia… anche perchè mi hai creato tu… ma mi piacevano alcune cose e ho continuato ad apprezzarle. Ho continuato ad amarle, e loro mi hanno ricambiato. Tu hai bisogno di leggere, e scoprire nuovi mondi. Tu hai bisogno di fare foto anche stupide, che magari differiscono solo da una luce più forte o più tenue, per aiutare la tua memoria. Tu hai bisogno di andare in giro, di camminare, di osservare tutto ciò che ti circonda, perchè il tuo entusiasmo da bambino è un dono che non molti hanno. Tu hai bisogno di scrivere, perchè solo così scopri te stesso… e per il momento è forse l’unico modo che hanno le persone di conoscerti un pò meglio. E poi non è detto che alla fine non riuscirai a ricavarci niente di “utile”.

….

TU pensi che il lavoro sia una “base”, ma non è vero. Il lavoro è importante, ma è solo una scala: ti serve a raggiungere piani più alti o più bassi. Una persona può fare il lavoro più ricco del mondo, ma quando torna a casa? E’ un buon padre per i suoi figli? Racconta loro delle storie prima di andare a dormire? Oppure è una persona a cui piace leggere, scrivere, viaggiare? E dove è andato l’ultima volta? Gli piace scherzare? Ha amici? Oppure… è solo un numero identificativo, che nasce la mattina e si spegne finita la giornata lavorativa? Lo so che hai paura. Ma tu sei le tue passioni, le tue esperienze, le tue fantasie. Il lavoro descrive solo una minima parte di te. I posteri potranno anche un giorno renderti omaggio ricordando le tue opere, ma non ti conosceranno affatto. E’ solo ciò che ti piace che farà in modo, un giorno, che almeno ad una persona venga la curiosità di chiedere altro di te e magari di conoscerti. Sbaglio?

Forse no.

… e poi, forse quello che scrivi è banale. Ma è il TUO banale, che è diverso rispetto al mare di banale in tutto il mondo. E non è detto che lo sia veramente: il fratellone dice sempre che se tu ti sottovalutassi di meno saresti molto più sereno. Magari ogni tanto fai nascere delle perle, e non te ne rendi conto. Si, dovresti decisamente sorridere ogni tanto. E al diavolo se la consideri una smorfia: a qualcuno quel sorriso piace.

*abbozza un sorriso*

 

 

 

 

Il cassetto disordinato delle emozioni (1)

Procediamo con ordine. La ami?

Una volta l’ho amata.

Adesso?

No. Non posso amare ciò che credo di conoscere ormai poco.

Le vuoi bene?

…credo di si.

Perchè “credo”?

… non so se è possibile voler bene a qualcosa di “distante”. E che cerca di rimanere tale.

Puoi sempre contattarla.

… non come vorrei.

Puoi parlarle a cuore aperto.

… non capirebbe. Ho già provato.

Puoi potare, come poteva fare A. con te tanti anni fa.

Ma non l’ha fatto, e di questo non posso che ringraziarla.

Di cosa hai paura di preciso?

Di distruggere con i miei movimenti da elefante una ragnatela bella ma tanto fragile.

Sarebbe davvero un male?

… non lo so. Ma io sono poco intuitivo, e faccio sempre tanti errori. Non vorrei pentirmi di questo.

 

 

Recensione – The Revenant (film)

ATTENZIONE: il seguente contenuto potrebbe rivelare parte della trama. Quindi, nel caso non abbiate visto il film in questione SALTATE LA LETTURA (o leggete con attenzione e consapevoli dei rischi)

COME L’HO CONOSCIUTO: tutto è iniziato dalla visione di Birdman. Fino a quel momento non sapevo nemmeno dell’esistenza di Alejandro Gonzales Inarritu, ma dopo quel film ho pensato che fosse un grandissimo regista. Quando ho saputo del film The Revenant e del fatto che lui fosse il regista, dopo qualche trailer non vedevo l’ora di vederlo. Certo… non nego che sia stato anche per vedere per quale film DiCaprio NON avrebbe vinto l’Oscar come miglior attore XD (Scherzo… Leo, io tifo per te! Anche se secondo me dovevi vincerlo prima e per altri ruoli)

TRAMA: il trapper John Glass ed il figlio Hawk sono in una battuta di caccia con altre persone alla ricerca di pelli e pellicce. Il loro gruppo viene attaccato e decimato da una tribù indiana ed i sopravvissuti prima scappano a bordo di una imbarcazione, poi sotto indicazione dello stesso Glass non appena sono riusciti a seminare gli inseguitori sbarcano (c’era il grosso rischio di un’imboscata) e dopo aver nascosto le pelli cercano di tornare al villaggio a piedi, attraverso una lunga marcia di settimane. Purtroppo Glass viene attaccato e quasi ucciso da un orso, ed il gruppo non può permettersi di perdere tempo e rischiare di essere bloccati dal freddo e da eventuali tormente di neve. Il comandante della spedizione prima prova a curarlo, poi lo lascia sulle retrovie insieme al figlio di Glass e ad altri due uomini, uno dei quali, Fitzgerald, non ci metterà molto a lasciarlo dov’è, a morte certa, dopo aver ucciso il figlio di lui Hawk. Peccato che la volontà di vivere e di vendetta di Glass sia davvero indomabile…

LE PARTI POSITIVE

L’AMBIENTAZIONE: ricordo, quando frequentavo le superiori, che il mio professore di letteratura inglese mi spiegò il termine  sublime (e spero di ricordare bene, o Zazà mi disconosce ^^”). La natura sublime è una natura di eccezionale bellezza, dovuta anche alla sua potenziale pericolosità e all’uomo che è un essere insignificante al suo cospetto. Bene, la natura di The Revenant è decisamente sublime. Forte, maestosa, invincibile. Mai un colore tanto “buono” come il bianco poteva diventare tanto pericoloso. Bellissime le rappresentazioni della vallate, del corso dei fiumi, degli alberi spogli e scheletrici che quasi macchiano tanto mortale candore. Ho saputo che il regista, per rendere tutta la visione il più realistica possibile, ha girato solo con luci naturali e con la temperatura della giornata. Insomma, ci ha tenuto molto e si vede. E’ uno spettacolo per gli occhi. Certo, non è tutto completamente positivo…

L’INDOMITO JOHN GLASS: come ho già scritto prima, DiCaprio sfoggia un’altra grandissima interpretazione. Riesce benissimo a rappresentare un uomo ferito prima dal suo passato, poi da una mamma orsa (che lo sbatacchia per bene ^^”) ed infine messo decisamente a terra dopo aver perso anche l’ultima cosa che gli importava. Ti ritrovi a tifare per lui, quando stringendo i denti cerca prima di rimettersi in piedi, poi di sopravvivere al freddo e ai nemici, ed infine nella sua ultima missione. Non solo nel fisico, ma anche lo sguardo è quello di un uomo in bilico tra mollare tutto e trascinarsi avanti. C’è anche da dire, a favore della storia, che non è “Rambo”: essendo un trapper sa come cavarsela (emblematica la scena del cavallo), ma bisogna ammettere che se riesce a tornare al villaggio è anche perchè “aiutato dagli eventi”.

FITZGERALD: non me ne voglia il buon Leo, ma non era il mio personaggio preferito. La mia preferenza è andata a Tom Hardy, che interpreta il texano Fitzgerald. Burbero, con i segni lasciategli da un indiano che era quasi riuscito a togliergli lo scalpo, rappresenta l’uomo senza troppi scrupoli, interessato solo alle pellicce e ai soldi che può ricavarci. Rimane a vigilanza di un moribondo Glass solo perchè lautamente pagato, e non ci pensa due volte ad usare l’inganno prima sullo stesso Glass (lo spinge inizialmente al suicidio), poi uccidendo Hawk che cercava di evitare la morte del padre, ed infine spingendo l’altro componente, un ragazzo, ad andare via spaventandolo con la presenza di immaginari indiani. Nel suo racconto di come suo padre ha “incontrato Dio” c’è la rappresentazione della natura di quest’uomo.

I PERSONAGGI DI CONTORNO: a partire da Hawk, figlio mezzosangue di Glass e disposto a tutto per il padre, passando per il comandante Henry, che non voleva abbandonare un compagno ferito ma costretto a farlo per non perdere altri uomini, arrivando al giovane Bridger, un ragazzo di buon cuore ma abilmente manipolato da Fitzgerald e alla fine divorato dai sensi di colpa. Tutti hanno un ruolo in questa storia, tutti contribuiscono alla sua costruzione.

LE SCENE D’AZIONE: sono 3, ovvero l’attacco degli indiani all’inizio del film, lo scontro tra Glass e mamma orsa ed infine la “vendetta finale”. In tutte e tre puoi sentire la gravità della situazione, quasi percepisci il dolore dei personaggi, e nonostante l’apparente caos (soprattutto nella battaglia iniziale) è tutto perfettamente comprensibile.

LE PARTI NEGATIVE

L’USO DELL’AMBIENTAZIONE: ho decantato prima le lodi dell’ambientazione, e decisamente non mi rimangerò quello che ho scritto. Solo che… ad un certo punto, ho avuto l’impressione di assistere ad uno strano ribaltamento di ruoli. Non era più l’ambiente al servizio della storia, ma il contrario. Come se la storia fosse soltanto un pretesto per far vedere quanto fosse sublime la natura circostante, ripresa dal regista in modo tanto attento e ricercato ^^”

LENTEZZA: è un film introspettivo e quindi ero preparato alla cosa. E ci sono diversi momenti in cui Glass ha dei flashback, oppure osserva la natura circostante, oppure con pazienza si rattoppa. Secondo me certi momenti avrebbero beneficiato di una minima “sforbiciata” ^^”

IL FINALE: le prime due erano perdonabili, ma questa no. La vendetta è compiuta, e adesso…? Immagini illusorie dovute allo sforzo e al dolore, e forse alla mancanza di adrenalina, un ultimo sguardo agli occhi di DiCaprio e… fine. COME? Lo so, con un pò di immaginazione puoi dare alla storia due diversi finali, ma il lasciato in sospeso, considerando che è un “racconto unico”, mi ha dato un certo fastidio.

CONSIDERAZIONI FINALI

Il film mi è piaciuto molto, e quindi sono stati soldi al cinema ben spesi. Ma devo ammettere che, forse a causa delle note negative, non mi ha fatto venir voglia di rivederlo. Mi ha fatto l’effetto Passione di Cristo: consiglio a tutti di vederlo almeno una volta, ma io stesso non sento la necessità di dargli una seconda visione. Poi, i gusti sono gusti ^^

Alla prossima!