Scrivo questo intervento anche per sfogare una insolita e per me quasi ingiustificabile carica di odio repressa. Tranquilli, non verso qualcuno in particolare, bensì contro una determinata categoria di persone: quelle per le quali la macchina è un prolungamento della propria virilità. Quelli per cui avere la macchina più grossa è sinonimo di potenza. Quelli che devono “arrivare prima” ignorando gli altri presenti per strada. Per colpa di uno di loro, alla guida di un “macchinone scuro” (scusate, di automobili non ci capisco niente ^^”), stasera per poco non finivo fuori strada e quindi dritto verso un muro. Spero possiate comprendere il mio nervosismo -_-”’
Ora che ho messo in chiaro che sono un tantino arrabbiato, arrivo direttamente all’argomento che voglio trattare.
Il vantaggio di essere una persona “introversa” viene dall’aver approfondito molto le mie sensazioni, arrivando a capirle o per lo meno a rendermi pienamente conto che a volte certe reazioni dovrebbero essere evitate o per lo meno moderate. Ciò non vuol dire che sono perfetto (tutt’altro XD) ma voglio dire che “conosco i miei demoni”. Quindi, devo ammettere che a volte mi ritrovo ad avere a che fare con i “demoni” degli altri, e se mi è possibile (e loro me lo permettono… non sono invasivo, anzi ho sempre paura di disturbare) magari cerco di essere loro d’aiuto.
Ma a volte mi dimentico di una cosa fondamentale: non si può aiutare chi non vuole aiutare sè stesso. Lo so, è una frase contorta… ^^”
In questo periodo sto avendo a che fare con una persona che mi ha incuriosito non poco, soprattutto per determinati modi di fare che non riesco pienamente a comprendere. Questa giovane donna/ ragazza ha un modo di porsi, di approcciarsi alle persone e agli eventi che le succedono in maniera quasi randomica. In generale è una persona simpatica. Ma c’è una cosa che ho riscontrato subito in lei, un brutto “demone” che credo lei stessa non abbia pienamente compreso. Ovvero, quello che ho riscontrato in altre donne conosciute nella mia vita e che ho sempre chiamato “dipendenza da qualcun altro”.
(e sfogliando wikipedia… quindi senza presunzione che sia vero, visto che non sono un medico/psicologo… viene chiamata codipendenza)
I “sintomi” sono gli stessi: nervosismo/ansia quando si rimane da soli, improvvisa iperattività quando si sta con determinate persone, totale o quasi noncuranza dei propri bisogni… e più semplicemente la NECESSITA’ di avere qualcuno a cui appoggiarsi, anche a costo di diventare dei zerbini. Queste persone, soprattutto se sono donne, fanno scattare inizialmente in me l’animo da “cavaliere al salvataggio”. Mi viene spontaneo cercare di aiutarle, perchè molte persone in realtà avrebbero tantissime cosa da mostrare al mondo, se avessero qualcuno che le sproni a “mostrarsi” agli altri.
Questa ragazza di cui vi parlavo in realtà si rende conto che ha “un problema”, ma non lo giudica così importante. Anzi… “[…]da quando affezionarsi a qualcuno è sbagliato?” Ho cercato di farle capire il sottile limite tra affezione e dipendenza, ma non mi ha creduto. Ed oggi ho avuto la conferma: prima dice di non voler vedere una determinata persona (mostrando sintomi quali forte ansia, voglia di non rimanere sola), raccontandomi che si tratta di una specie di ex e di averlo lasciato, quindi “spingendomi” a rassicurarla della mia presenza nella stanza almeno finchè non arrivava qualcun altro. Poi mi allontano, anche perchè anche io ho qualcosa da fare in quel momento. Quando sto per tornare a casa, quindi prendendo la mia auto, noto la suddetta e la persona “temuta” abbracciati stretti come fidanzatini. E mi sono tornati in mente tutte le chiacchiere con le quali mi ha riempito la testa… non ero arrabbiato, solo deluso.
Capisco che l’amore sia una forza potente. Anzi, forse la più potente che esista. E capisco anche i suoi effetti possono essere inebrianti e portare ad una sottile ed innocua dipendenza. Ma quello che non capisco è l’arrivare a sentirsi vivi solo tramite un altro. Non è… degradante? Come puoi amare (o pensare di amare) qualcuno senza sapere che prima di tutto devi amare te stesso?
Vi lascio con un esempio felice, che rasserena anche me e che fa concludere questo intervento senza nè capo nè coda: in tv trasmettono “Rocky Balboa” e mi rendo conto che rappresenta perfettamente il pensiero che cercavo di esprimere. Una delle cose che ho sempre amato della saga di Rocky è l’amore tra lui e Adriana. Si amano in maniera a tratti quasi viscerale, sembra quasi che nessuno dei due si senta completo senza altro. Eppure sono due personalità ben distinte, consapevoli del proprio valore (anche se sono arrivati a scoprirlo per gradi… ma nessun grande successo è immediato). Adesso Rocky si ritrova a vivere senza la sua adorata moglie, e la rimpiange ogni giorno… ma non per questo ha smesso di vivere. La sua vita continua. Forse non si sente “speciale” come quando il suo amore era al suo fianco, ma sicuramente sa di essere “qualcuno”. E nessuno gli toglierà questa consapevolezza.
Tutti dovrebbero avere questa consapevolezza. Io stesso me la sto costruendo… e fatico come non mai. Ma è una battaglia che DEVE essere vinta.
Va bene, la smetto che è meglio ^^”
Alla prossima!